lunedì 11 gennaio 2010

Savona, il tabaccaio ha confessato: «Mi ricattava, voleva soldi per i videopoker»

SAVONA - Ha confessato Marco Francesco Virgilli, il tabaccaio incensurato di 34 anni, fermato dai carabinieri per l'assassinio di Francesca Bova, la donna di 29 anni trovata venerdì scorso con il cranio fracassato (con un colpo di pistola e non con una pietra come ipotizzato in un primo tempo) nelle cantine del condominio di Borghetto Santo Spirito (Savona) in cui viveva con i genitori e il figlioletto di otto mesi. E ha fornito il movente, ora al vaglio dei investigatori: «Mi ricattava, minacciando di fare del male a mia moglie e alle nostre due figlie piccole se non le avessi dato il denaro per giocare ai videopoker».

L'INTERROGATORIO - Virgilli, originario di Milano ma residente da anni a Borgio Verezzi (Savona), è titolare di una tabaccheria di corso Europa 5 a Borghetto Santo Spirito, frequentata dalla vittima, appassionata giocatrice di videopoker. La donna, secondo le testimonianze raccolte dai carabinieri, era un'assidua frequentatrice dei bar arrivando a spendere molti soldi, anche 200-300 euro al giorno e spesso chiedeva prestiti.

MOVENTE - Il difensore di Virgili, avvocato Luca Siccardi, ha affermato: «È chiara la non premeditazione dell'omicidio. Chiederemo il rito abbreviato». Secondo il racconto del reo confesso, Francesca Bova, con la quale non c'era nessuna relazione amorosa, lo stava ricattando dalla primavera dello scorso anno, chiedendo continuamente soldi per poter giocare ai videopoker e minacciando di fare del male alla moglie e alle sue due figlie di 6 e 3 anni se non le avesse dato il denaro. Secondo quanto raccontato da Virgili, la donna dimostrava di conoscere anche tutti i movimenti dei suoi familiari e questo lo avrebbe spaventato molto. Giovedì scorso a mezzogiorno la donna si è recata per l'ennesima volta nella tabaccheria di Borghetto per chiedere soldi, minacciando l'uomo che se non glieli avesse dati avrebbe mandato qualcuno a fare del male a sua figlia quando usciva dall'asilo. Virgili ha detto allora di essersi recato a casa della vittima per incontrarla portando con sé la pistola che teneva nel negozio per proteggersi da chi, mandato dalla Bova, avrebbero potuto aggredirlo. Una volta nella cantina la discussione è degenerata e ha sparato alla donna commettendo quello che viene definito omicidio d'impeto.
corriere

1 commenti:

DAIDE ha detto...

Terribile cosa può fare il poker.