sabato 30 gennaio 2010

Rivincita della sexy supplente I giudici: vittima degli alunni

MILANO - «Scarsa attendibilità dei racconti» degli studenti, ragionamenti viziati «sul piano della logica», «ricostruzioni di fantasia» e non c’è «una benché minima prova che nella scuola si siano verificati atti osceni ai danni di minori». I giudici della Corte dei conti della Lombardia ribaltano la sentenza di primo grado con la quale a Monza, ma in sede penale, fu condannata nell’ottobre 2007 a 2 anni e 10 mesi di carcere una giovane supplente di matematica per aver compiuto atti sessuali in aula con tre ragazzi di scuola media.

I giudici contabili hanno prosciolto la donna dall’accusa di aver danneggiato l’immagine della scuola. Nell’autunno 2006, la vicenda tenne banco su giornali e tv tanto che la supplente dovette tornare in Molise e fu poi costretta a rifugiarsi dai parenti in un’altra regione per salvarsi dai commenti salaci dei compaesani e per evitare i giornalisti che la inseguivano. Oggi 37enne, la donna era stata denunciata dai genitori di cinque studenti che l’accusavano di aver avuto, durante le ripetizioni di matematica in una scuola media statale della Brianza, atti sessuali con i loro figli. Un’insegnante di educazione fisica era entrata per caso nell’aula e aveva sorpreso un ragazzo in mutande, due con i pantaloni aperti e altri due seduti sui banchi. La supplente, che era al suo primo incarico, era appoggiata schiena al muro. Dichiarò di essere stata vittima dei ragazzi.

Dopo la condanna, è finita davanti alla Corte dei conti per una richiesta di risarcimento del «danno all’immagine» subito dalla scuola e quantificato in 4.446,27 euro, pari a dieci volte quanto percepito per 17 giorni di lavoro. Con una sentenza che apre un singolare contrasto tra magistratura contabile e magistratura penale, i giudici nella loro «autonomia di giudizio» prosciolgono l’accusata e muovono critiche severe al processo penale, non ancora passato in giudicato (è atteso l’appello). Nelle motivazioni della sentenza, la Corte (relatore il presidente Antonio Vetro, Luisa Motolese e Luigi Caso, giudici) esamina punto per punto fatti e testimonianze raccolte. Ad esempio, si sottolinea tra l’altro come uno dei «corposi argomenti» su cui si basa la condanna penale è la presunta e sospetta «insistenza» con la quale la supplente avrebbe chiesto alla collega di educazione fisica, la materia successiva alla sua nell’orario, di poter dare ripetizioni ai 5 ragazzi. Insistenza mostrata anche dagli alunni. «Ragionamento che riposa su un dato errato», commentano i giudic i contabili. «L’insegnate si limitò a dire che gli studenti avevano bisogno di ripetizioni, mentre furono questi ultimi, e non lei, (...) ad insistere per rimanere con la supplente ».

I minori, inoltre, subito dopo i fatti, «davano risposte (scherzi tra loro, ndr.) che nulla avevano a che fare con presunti atti sessuali », salvo modificare la versione successivamente in una «fantasiosa» ai danni dell’insegnate forse «per evitare qualsiasi conseguenza » per loro stessi. I giudici dubitano dell’attendibilità dei racconti dei ragazzi. Propendono per una «bravata» degli studenti e non escludono si siano spogliati «per mettere in difficoltà una supplente giovane, inesperta », non in grado di «tenere a bada dei ripetenti privi del benché minimo rispetto per l’istituzione scolastica e meritevoli di una esemplare sanzione disciplinare».

Infine, bacchettano la Procura della Repubblica presso la Corte dei conti, che avrebbe «acriticamente avallato le conclusioni del giudice» penale. Questi, «a sua volta, ha basato il proprio convincimento esclusivamente sui racconti di alcuni studenti, senza alcun riscontro probatorio, ma anzi in presenza di fatti che contrastavano in modo stridente le morbose e fantasiose narrazioni dei minori». La docente ha solo la colpa, non grave, di non aver subito denunciato il fatto al preside, anche se a farlo fu immediatamente l’altra professoressa.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

C'è un giudice a Berlino....