venerdì 24 luglio 2009

TUFFI:MONDIALI ARGENTO CAGNOTTO-DALLAPE' SINCRO 3 M

ROMA - Tania Cagnotto e Francesca Dallapé hanno conquistato la medaglia d'argento ai mondiali nel trampolino 3 metri sincro. L'oro è andato alle cinesi Guo/Wu. E' il primo argento azzurroai Mondiali di Roma.

Per l'Italia si tratta della quarta medaglia conquistata in questi campionati mondiali, la seconda per Tania Cagnotto che aveva già vinto la medaglia di bronzo nel trampolino 3 metri. Le cinesi Guo/Wu hanno vinto l'oro con 348 punti. L'argento é andato alla coppia azzurra Cagnotto-Dallapé con 329.70 punti. Terzo posto e medaglia di bronzo per la coppia russa Julia Pakhalina e Anastasia Pozdniakova con 310.80 punti.

"Sono partita malissimo sul ritornato e poi è andata bene, fa più effetto la medaglia in due e poi è d'argento. Va bene così. I tifosi erano per tutte e due". Non sta nella pelle Tania Cagnotto dopo aver conquistato la medaglia d'argento ai mondiali di nuoto in corso a Roma nel trampolino 3 metri sincro insieme all'altra azzurra Francesca Dallapé ed esprime la sua gioia ai microfoni della Rai. Sprizza entusiasmo da tutti i pori anche Dallapé: "non so ancora cosa ho fatto, mai nella vita mi sarei aspettata di vincere una medaglia d'argento. Il mio scoglio - ha ammesso l'azzurra del gruppo sportivo Esercito italiano ai microfoni della Rai - era il doppio e mezzo indietro, Tania mi ha detto stai tranquilla e mi ha rassicurata". Subito dopo l'argento sono arrivati i complimenti del presidente della federnuoto Barelli: "siete state eccezionali siete l'orgoglio dell'Italia, bravissime".

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domenica 5 luglio 2009

UNABOMBER, ZERNAR CONDANNATO A DUE ANNI

VENEZIA - C'é una condanna nella vicenda Unabomber, ma non è a carico dello sconosciuto bombarolo del nordest, dopo anni di indagini ed esplosioni mutilanti, ma per un poliziotto accusato di aver alterato quella che poteva essere una 'prova principe'. Il lamierino di un ordigno inesploso attribuito ad Unabomber, infatti, sarebbe stato manomesso per costruire una prova per incastrare Elvo Zornitta, l'ingegnere di Azzano Decimo (Pordenone) a lungo indagato per le vicende Unabomber con posizione ora archiviata. A dare valore alla manomissione, in primo grado, è stato il giudice di Venezia Sergio Trentanovi che ha condannato a due anni di carcere e ad altrettanti di sospensione dai pubblici uffici, pena sospesa, Ezio Zernar il poliziotto del Laboratorio di indagini criminalistiche. Il pm Emma Rizzato, che aveva sostenuto l'accusa, ne aveva chiesti quattro per violazione della pubblica custodia, falso ideologico e calunnia con quest'ultimo punto del capo d'accusa mutato dal giudice in "false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all'autorità giudiziaria". Zernar avrebbe costruito quella che a lungo era stata definita prima che emergesse la manomissione la "prova regina", che sarebbe stata data dalle striature (toolmarks) trovate su un lato del lamierino e compatibili con i segni lasciati da una forbice che era nelle disponibilità di Zornitta.


L'ingegnere, parte civile nel processo con l'avv. Maurizio Paniz, ha visto riconosciuto un danno di 200 mila euro (aveva chiesto 2 milioni e mezzo) e altri 100 mila euro per il patrocinio. A carico di Zernar anche le spese processuali. La sentenza, le cui motivazioni verranno rese pubbliche tra 90 giorni, è stata letta in un clima di tensione. Assente Zornitta che aveva partecipato a 11 delle 12 udienze, Zernar ha ascoltato, immobile ma visibilmente tirato, la lettura del dispositivo. Il suo legale, avv. Emanuele Fragasso, non ha parlato, e lo stesso Zernar, all'uscita del Tribunale, si è limitato a un "non commento, è solo il primo round e ovvio che si ricorre in Appello". Zernar ha raccolto la solidarietà di una trentina di colleghi che hanno atteso la sentenza (alcuni erano del pool anti Unabomber ormai sciolto) che gli hanno confermato la loro piena fiducia e stima dicendosi allibiti e sconcertati dalla sentenza. Paniz ha pensato subito a Zornitta: "é una vittoria piena, ma amara al solo pensiero che una persona abbia fatto ciò che é stato accertato e al dolore procurato a Zornitta". "Non c'é denaro che ripaghi quanto subito - ha concluso -; l'unica soddisfazione è quella sul piano personale che va condivisa con i miei collaboratori". Da parte sua Zornitta, da casa, ha detto "ho avuto paura che potesse succedere qualcosa e che, alla fine, non arrivasse la condanna che sanciva la mia totale estraneità ai fatti". "Temevo ci potesse essere - ha aggiunto - una mezza via, all'italiana, che lasciasse aperti dei dubbi. Invece, il giudice - ha concluso - si è dimostrato persona al di sopra delle parti, stabilendo la verità e restituendomi la dignità di uomo finalmente libero e al di sopra di ogni sospetto".

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