giovedì 21 gennaio 2010

Lezioni di sesso con termini hot Famiglie in rivolta, stop al corso

Gli istruttori:«Vogliono sapere, abbiamo risposto alle loro domande»
L'istituto stefanini di Treviso

L'istituto stefanini di Treviso

TREVISO — Vibratore. La parola spunta così, un pomeriggio. La pronuncia una ragazzina di tredici anni, con ingenua curiosità, dopo il corso di educazione all’affettività che ha seguito a scuola. È facile immaginare l’espressione sul volto di mamma e papà. Sesso orale, sesso anale, trans. Solo per fare qualche esempio, la lista è lunga. I genitori di una scuola media di Treviso si sono sentiti porre le domande più strane su tabù che avrebbero voluto svelare ai figli qualche anno più tardi. Di quel corso avevano sentito parlare, ma non credevano che si svolgesse in termini così espliciti, e che trattasse di deviazioni e pratiche sessuali, temi così delicati soprattutto in un’età difficile. Tante le lamentele giunte alla preside, tanto da convincerla a sospendere momentaneamente il progetto «Crescere in relazione» dopo un solo incontro. Ma gli organizzatori rispondono: «I ragazzi sono curiosi, le domande sono partite da loro»

Alle Stefanini, scuola media in centro storico, non si parla d’altro. Il corso dell’associazione Paradoxa, condiviso da tutte le classi dell’istituto, è un progetto sostenuto dal Comune dei leader leghisti Gobbo e Gentilini per introdurre i ragazzi alla sfera dell’affettività. Nel ciclone sono finite le lezioni un po’ troppo «esplicite» ai ragazzi di seconda e terza media. L’approccio dell’associazione, spiega il presidente Andrea Sales, è scientifico e psicologico: usa la medesima terminologia per entrare maggiormente in contatto con loro. La prima seduta del programma è un brainstorming di parole e idee sulla sessualità, il rapporto con se stessi e gli altri. «I ragazzi vogliono sapere, si informano, domandano, anche se gli adulti faticano a credere che i figli possano conoscere certe cose. Dopotutto, l’età media del primo rapporto sessuale è 13 anni e 9 mesi», commenta Sales. «Ci troviamo davanti a ragazzi che conoscono e usano certe parole, ma spesso hanno un’idea distorta del loro significato». Qui si arrivano gli esperti, con le loro spiegazioni nate dalle conversazioni con gli alunni, per togliere la volgarità e immettere valori e informazioni. I genitori, in un primo tempo spiazzati, sono insorti: «I contenuti del corso sono poco chiari, e non rispettano quello che era emerso dagli incontri con le famiglie».

Anche per questo la dirigente Nara Ronchin ha scelto di sospendere il progetto fino a che non vi saranno i necessari confronti. Poi la scuola deciderà se far ripartire il calendario. «Quello che mi preme è non dare segnali destabilizzanti agli alunni – dice -. Urge un chiarimento, che spero avverrà con la riunione del 29 gennaio con Paradoxa, alla quale invito tutti i genitori che hanno espresso dubbi e perplessità». Non tutti, infatti, sono stati contrari. Qualcuno si è detto entusiasta delle lezioni, capaci di stimolare la curiosità e la riflessione. «Se ci sono delle colpe, vanno divise – dice Giulio Davanzo, rappresentante dei genitori delle Stefanini -. Le famiglie devono essere più partecipi alle iniziative della scuola, e chi tiene i corsi dovrebbe fornire spiegazioni più chiare dei termini che vengono buttati in classe. Altrimenti i ragazzi a casa si interrogano, in qualche caso cercando informazioni senza il filtro degli educatori».

Internet? Anche. Tante volte basta accendere la tivù: le parolacce in prima serata, le vallette scosciate che ancheggiano accanto ai conduttori, e poi il «caso Marrazzo» e quella parola, trans, che i genitori spesso faticano a spiegare ai figli. Gli adolescenti non vogliono lasciare questioni in sospeso. Hanno una domanda? La fanno. O si attaccano al computer, contatto privilegiato con il mondo. E se con i genitori c’è sempre un leggero imbarazzo, svanisce con psicologi ed esperti. La questione, a Treviso, ha preso anche una piega politica. I consiglieri comunali di opposizione della civica di centrosinistra «Città Mia», sollecitati dai genitori, hanno chiesto chiarimenti al Comune. Paradoxa, infatti, ha sostituito i corsi tenuti dall’Usl: «Gli incontri che si tenevano fino all’anno scorso erano considerati da tutti di ottimo livello – spiega il capogruppo Franco Rosi -, il Comune deve spiegarci il perché del cambiamento».

1 commenti:

Unknown ha detto...

La notizia che alcune famiglie si siano “ribellate” all’educazione sessuale fornita dalla scuola mi coglie particolarmente… preparato.

Sono un medico e un genitore di figli adolescenti e ho anche avuto la ventura di scrivere e illustrare un libretto da pochi mesi in libreria (spero mi sia consentito un minispot: “educazione sessuale a fumetti!”, edizioni Ancora, 12 euro). Quindi mi sono particolarmente appassionato all’argomento e spero di essere utile con alcune brevissime riflessioni:

1. Educare è una cosa, istruire è un’altra. Etimologicamente “educare” vuol dire aiutare a tirar fuori le proprie qualità (dal latino “ex-ducere”), “istruire” vuol dire fornire strumenti di conoscenza e nozioni tecniche (dal latino “in-struere”), per esempio per adoperare qualcosa o per imparare un mestiere. Infatti la scuola sottostà al Ministero della Pubblica “Istruzione”.

2. Se l’istruzione è giusto che sia “pubblica”, l’educazione – secondo me – è meglio che sia “privata” e individuale. Educare è infatti un compito naturale dei genitori che “allevano” (in latino è sinonimo di “educano”) i loro figli. Solo loro possono davvero calibrare l’educazione sui tempi e sui bisogni personalissimi del proprio figlio. Quando le famiglie demandano alla scuola o ad altri il compito di “educare” non è un buon segno (anche se ovviamente è bello che, d’accordo con le famiglie, la scuola possa contribuire).

3. Prima di spiegare come nascono i bambini… dovremmo anche imparare a capire come nascono i genitori. Per scoprire che, in realtà, genitori non si nasce bensì si diventa. E in fretta. I tempi di http, tv, sms, msn (e via consonando) sono infatti rapidissimi. Bisogna svegliarsi! impegnarsi di più in questo preziosissimo compito, frequentando corsi, studiando e – magari, e scusate la sfacciataggine – anche dando un'occhiata al mio libretto!

;) Pierluigi Diano