lunedì 2 febbraio 2009

Da Garlasco a Erba ci si libera dei luoghi dell'orrore

Roma, 2 feb. - (Adnkronos) - Bollate come 'maledette', spesso meta di turismo macabro, ma lo stesso vendute e neanche a distanza di troppo tempo, magari offerte prezzi stracciati, ecco il destino che hanno avuto le case degli orrori, le abitazioni nelle quali si e' scatenata la furia omicida di tanti mostri.

- STRAGE ERBA: E' stata donata alla Caritas e diventera' un rifugio accogliente, sicuro e gratuito la casa nella quale l'11 dicembre del 2006 vennero massacrati Raffaella Castagna, la madre Paola, il piccolo Youssef e Valeria Frigerio e ferito gravemente il marito di quest'ultima, Mario, ad opera di Olindo Romano e Rosa Bazzi. Ad annunciarlo oggi Carlo Castagna, padre di Raffaella e marito di Paola, insieme agli altri due figli.

-OMICIDIO GARLASCO: La casa di proprieta' della famiglia Stasi, genitori di Alberto l'unico indiziato nel giallo di Garlasco, e' in vendita da tre mesi. Nell'abitazione non e' avvenuto alcun delitto. La fidanzata di Alberto, Chiara Poggi, venne trovata morta il 13 agosto 2007 nella sua villetta del piccolo centro in provincia di Pavia. Tuttavia i genitori di Alberto hanno preso la decisione di trasferirsi altrove. ''Se vogliamo stare tranquilli e riprenderci lentamente la nostra vita, noi e Alberto, a questo punto forse e' meglio che andiamo ad abitare da un'altra parte", ha detto Nicola Stasi. Ma contatti e trattative finora non hanno avuto esito.

- IL DUPLICE DELITTO DELLA VILLETTA GIALLA: E' tuttora chiusa ed e' stata messa recentemente in vendita la villetta nella campagna molisana, dove il 28 aprile del 2005 Angelo Izzo, il mostro del Circeo, torno' a colpire, massacrando due donne Maria Carmela e Valentina Maiorano. Madre e figlia, manette ai polsi, la bocca sigillata con nastro adesivo, avvolte in buste di plastica, vennero trovate sepolte nel giardino che circonda l'abitazione il 30 aprile scorso. Coperta da una fitta vegetazione la villetta dei nuovi orrori di Izzo, una costruzione modesta a due piani, e' poco distante dal vicino centro abitato di Ferrazzano in provincia di Campobasso. E' di colore giallo pallido con un cancello rosso, simile ad altre cinque o sei, che si trovano nella stessa area. Il colpo d'occhio generale e' quello di una zona isolata. La casa e' circondata da una rigogliosa siepe e da alcuni alberi. Vi si accede per una strada privata.

- MASSACRO DEL CIRCEO: Niente a che vedere, il villino giallo di Ferrazzano per dimensioni e lusso, con il primo atroce scenario sul quale si consumarono le atrocita' di Izzo e dei suoi compagni, Gianni Guido e Andrea Ghira sul promontorio del Circeo. La residenza bianca e fastosa nelle cui stanze i tre giovani torturarono e massacrarono Rosaria Lopez, che ne mori', e violentarono Donatella Colasanti, miracolosamente scampata alla furia del branco dei suoi seviziatori. La villa sorge oltre Punta Rossa, nella zona piu' incantevole di San Felice Circeo, in provincia di Latina, a 'Quarto Caldo', in via della Vasca Moresca. Resa completamente invisibile dalla vegetazione, come le altre storiche e sontuose abitazioni estive confinanti, e' a picco sul promontorio con una vista da mozzafiato. Ma da quella terribile e indimenticabile notte di settembre la casa e' sempre rimata chiusa. I famigliari di Ghira non vi hanno piu' messo piede. E sei anni fa sono riusciti a venderla.

- L'OMICIDIO COGNE: Resta ancora in cima alla classifica degli orrori la casa di Cogne dove il 30 gennaio 2001 veniva massacrato il piccolo Samuele Lorenzi. Fotografata, sequestrata, dissequestrata, messa nuovamente sotto sequestro, l'abitazione anche a distanza di anni, non ha mai smesso di essere meta di veri e propri pellegrinaggi del turismo macabro. Luogo di un delitto tanto efferato, non e' pero' mai stata abbandonata a se stessa, tantomeno messa in vendita.

- CASO CARRETTA: Al centro di una vera e propria querelle giudiziaria, invece, fini' la casa dei Carretta, la famiglia di Parma scomparsa dalla citta' emiliana nell' agosto 1989 del cui massacro si e' autoaccusato il primogenito Ferdinando. L'uomo, rinchiuso in un ospedale pscichiatrico e ora tornato in liberta' e' e entrato in possesso della casa, che fu comprata dal padre nel 1973 e che oggi ha un valore di circa 300 mila euro. La residenza e' stata assegnata a Ferdinando in seguito ad un accordo firmato con le zie Paola Carretta, Adriana e Carla Ghezzi.

- NOVI LIGURE: Solo, senza piu' l'affetto dei suoi cari, Francesco De Nardo, il padre di Erika, la ragazzina che il 21 febbraio 2001 massacro', insieme al fidanzatino Omar, la madre Susy e il fratellino di undici anni Gianluca, non ha mai abbandonato la casa degli orrori , in via don Beniamino Dacatra, 12 a Novi Ligure. Una scelta che i vicini di casa, ancora oggi, definiscono ''inspiegabile''. Tutto ''casa e lavoro'', cosi' lo descrivono i suoi dirimpettai, l'ingegner De Nardo ha deciso di continuare a vivere nella villetta a schiera dove i Ris di Parma, pochi giorni dopo il massacro, trovarono ''una realta' da incubo''.

- VIA POMA: Vendute, affittate, chiuse o dimenticate, sono anche le abitazioni del mistero a Roma. Appartamenti o villette, o ville di lusso, che negli anni passati sono state teatro di efferati omicidi rimasti purtroppo insoluti. In qualche caso le agenzie immobiliari sono riuscite a vendere gli immobili che nascondevano al loro interno se non altro il ricordo di momenti drammatici. E' il caso dell'appartamento di via Carlo Poma 2, al rione Prati, dove nella serata del 7 agosto 1990 venne trovato il cadavere di Simonetta Cesaroni martoriato da 29 coltellate. L'abitazione che ospitava gli uffici dell'Associazione Italiana degli Alberghi della Gioventu' e' stato venduto e completamente ristrutturato. Per cancellare il ricordo di quello che avvenne, sono state abbattute pareti, cambiati i pavimenti. L'appartamento e' molto grande ed era diviso al momento del delitto in sette stanze piu' accessori: un ingresso con un lungo corridoio sul quale si affacciavano tutte le porte e in fondo al quale c'era la stanza dove e' stato trovato il corpo seminudo di Simonetta. Un giallo che dopo 15 anni di indagini, di accertamenti e di riscontri, non ha mai trovato soluzione. Nello stesso stabile e nello stesso condominio nel 1984 si era consumato un altro omicidio, quello di Renata Moscatelli, rinvenuta senza vita nella sua abitazione, uccisa da un assassino anche egli rimasto nel buio.

- OMICIDIO DELL'OLGIATA: Il 10 luglio 1991 la scia di sangue che macchia la capitale arriva invece in una villa del comprensorio dell'Olgiata. E' quella dove abitano la contessa Alberico Filo della Torre e la sua famiglia. La nobildonna muore alle 8.45 del mattino nella sua camera da letto, chiusa a chiave, dove l'assassino la strangola e la finisce colpendola piu' volte alla testa con uno zoccolo. La villa e' una delle piu' lussuose del complesso alle porte di Roma. E al momento del delitto si trovano i due figli piccoli della vittima, le due domestiche , una governante e alcuni operai che stavano montando gli allestimenti per un party previsto per la serata stessa di quel giorno. Anche in questo caso l'omicida non e' mai stato identificato. L'abitazione, circondata da un grande giardino, e' stata acquistata da una societa' un anno dopo l'omicidio ed e' attualmente abitata.

- DELITTO TALENTI: L'altra casa del mistero e' quella della commercialista Antonella Di Veroli, assassinata nella sua abitazione in via Oliva, a Talenti, il 10 aprile 1994. Il corpo della professionista, pero', viene rinvenuto soltanto due giorni dopo: il killer lo ha sigillato nell'armadio in camera da letto dopo aver sparato alla donna due colpi di pistola alla testa e aver infilato il capo della commercialista in un sacchetto di cellophane provocandone il soffocamento. Come in una tradizione maledetta anche l'inchiesta sull'uccisione della commercialista di Talenti si arena dopo aver coinvolto due ex conviventi della donna, un ragioniere e un fotografo, quest'ultimo deceduto recentemente. Ufficialmente, anche in questo caso, le piste investigative seguite non hanno portato ai frutti sperati. Ma la casa non fa paura. Ha trovato un nuovo inquilino, e' stata riaperta, ristrutturata ed tuttora abitata.

- IL GIALLO DI PALAZZO RUCELLAI A FIRENZE: Il giallista e giornalista Mario Spezi, profondo conoscitore della citta', lo ha definito ''perfetta sede di delitto alla fiorentina''. E' Palazzo Rucellai, uno dei capolavori assoluti del Rinascimento, opera di Leon Battista Alberti. E' qui che la sera del 15 gennaio 1997 venne ucciso, nell'appartamento al terzo piano in cui abitava, il conte Alvise di Robilant, con dieci colpi alla fronte e alla nuca, vibrati con un'anatra di cristallo che non e' stata mai piu' ritrovata nell'abitazione. Un delitto misterioso, rimasto insoluto. Palazzo Rucellai, tutt'ora di proprieta' dell'omonima famiglia, che in questi anni ha mantenuto disabitato l'appartamento che aveva affittato al conte, si trova in via della Vigna Nuova e venne realizzato a partire dal 1455 da Leon Battista Alberti su incarico di Giovanni Rucellai.

- VILLA MASO: E' stata venduta Villa Maso, la villetta che si staglia sullo scenario rassicurante delle colline di Montecchia di Crosara, in provincia di Verona. E' qui che Pietro Maso uccise il padre e la madre con altri complici per impossessarsi dei loro risparmi. E' una casa come ce ne sono tante in quella zona, frutto di anni di lavoro di Antonio e Rosa, le vittime di Pietro. Nell'aprile del 1991 il giovane si apposta nella cucina dell'abitazione, che diviene teatro del massacro, e li compie l'omicidio di mamma, papa' a colpi di padellate. Con lui anche Giorgio Carbognin, Paolo Cavazza, due amici, che armati di un tubo del tipo innocenti ed un bloccasterzo, hanno infierito per 53 minuti, in quella cucina, simbolo massimo del focolare domestico, dell'unione della famiglia.

- IL CASOLARE DEL SERIAL KILLER STEVANIN: Di quella casa, a Terrazzo nei pressi di Legnago (Vr), circondata dai campi, nel bel mezzo della campagna veronese nessuno avrebbe potuto dir nulla di male fino al gennaio del 1994. E l'inquilino, Gianfranco Stevanin, non era altro che un contadino, che si occupava dei suoi campi e pure di quelli di altri, suoi committenti. Un sano lavoratore ma con la passione per le donne. A meta' degli anni novanta i giornali scrissero "stupratore e feticista": al centro di quella vicenda, di ragazze che scomparivano e venivano poi ritrovate fatte a pezzi, ancora una casa degli orrori . Anzi due. Quelle di Stevanin, una casolare tra le campagne ed una villa nuova; non certo una villa come nell'immaginario, con piscine, finiture in marmo, anzi. Pero' la casa era grande, solitaria. Qui ci viveva lui con i suoi genitori, che hanno chiuso il casolare, di cui restano comunque proprietari. La villa non risulta mai essere stata messa in vendita. Qui ci veniva lui, 25enne, con le sue vittime.

1 commenti:

Pupottina ha detto...

sconvolgente!
io avrei paura....