domenica 1 marzo 2009

IL WEEK-END IN FABBRICA COMPIE 40 ANNI

ROMA - Il week-end festeggia in fabbrica i quarant'anni. Risale, infatti, al 1969 l'introduzione della settimana corta nei contratti dell"autunno caldo'. Non una novità assoluta, perché già nel 1956 all'Olivetti si lavorava cinque giorni a settimana. Schema che arrivò nel 1961 tra i bancari e nel 1963 tra gli elettrici prima per i 'colletti bianchi', due anni dopo per gli operai. Ma la data del 1969 segna uno spartiacque culturale e simbolico: riguarda la categoria più importante dell'industria e si inserisce pienamente nelle lotte di quell'autunno caldo.

"Si trattò senza dubbio della conquista più importante dal dopo-guerra", dice uno dei protagonisti dell'epoca, Pierre Carniti, leader dei metalmeccanici della Cisl e autore dello slogan "Lavorare meno, lavorare tutti". "Negli anni passati - afferma ancora - c'era stata qualche soluzione anticipata sull'orario. Ma la svolta si ha nel 1969 con la grossa occupazione manifatturiera industriale e con i contratti della fine di quell'anno. Sì ancora prima ci fu il sabato fascista. Ma quella è un'altra storia....".

Sono gli anni che seguono al boom del 'miracolo' 1958-1963, con un Pil che galoppa tra il 6 e il 7 per cento l'anno, con investimenti elevati e stabilità dei prezzi. E' in questo contesto che arriva il 'conto' dei metalmeccanici, proprio nella famosa vertenza del '69: piu' soldi, più diritti, anche quello alla casa, più salute e, appunto, meno orario.

L'operaio diventa soggetto politico, vuole più diritti sindacali, e anche più tempo libero da un lavoro all'epoca esasperatamente ripetitivo. Da qui la stagione di grandi lotte che - come di tradizione - parte dai metalmeccanici (e nello specifico dalla Fiat), la cui piattaforma sarà presa poi a riferimento dai chimici o i tessili e altre categorie (complessivamente sei milioni di lavoratori), e che prevedeva tra i punti qualificanti la riduzione a 40 ore dell'orario settimanale di lavoro con la formula 'otto per cinque', salvo per le produzioni a ciclo continuo. In sostanza, l'adozione della settimana corta. Una richiesta che venne accolta prima dall'Intersind (l'associazione che allora raggruppava le aziende a partecipazione statale) e poi dalla Confindustria. Il taglio delle ore di lavoro sarebbe dovuto avvenire gradualmente nell'arco di un triennio. Non c'é dubbio che la settimana corta - come fa rilevare la sociologa della famiglia, Chiara Saraceno - segnò un cambiamento nelle abitudini della famiglia, ma anche nel commercio e in parte nell'organizzazione scolastica. Negli Stati Uniti il week-end c'era già da tempo, tanto che poi anche noi abbiamo mutuato l'espressione 'week-end' per indicare il sabato e la domenica liberi.

La riduzione dell'orario di lavoro ha coinciso con un "momento di sviluppo culturale - spiega -, di stabilizzazione di un modello di benessere che includeva che non si dovesse lavorare sempre". E rappresentò l'ultimo dibattito fordista sul lavoro maschio. "Il tempo che si voleva liberare non era per distribuire meglio i compiti in famiglia. Per le donne il sabato libero significò avere un giorno in più per fare la spesa". Chi non ci sta a rappresentazioni di un operaio disorientato e a disagio di fronte al sabato libero, quasi costretto ad un ozio forzato, è proprio l'ex capo della Cisl.

"Figuriamoci - dice Carniti - erano contenti come una Pasqua, quando alla catena di montaggio devi mettere quattro viti ogni trenta secondi non penso che il lavoro possa piacerti. Per dirla con Pavese 'lavorare stanca', e a poco a poco che miglioravano le condizioni economiche generali l'aspirazione era certo quella di avere un lavoro ma anche una vita fuori. Con il contratto erano aumentati anche i salari e qualcuno tra gli operai poteva pure ipotizzare di farsi qualche week-end fuori".

D'accordo anche il sociologo del lavoro Domenico De Masi, fautore dell' 'ozio creativo', tanto da essere diventato il titolo di un suo libro. "Gli operai avevano scioperato per ottenere più tempo libero", dice ricordando che già negli anni trenta Giovanni Agnelli in una lettera a Luigi Einaudi ipotizzava la settimana corta di cinque giorni e anche quella cortissima di quattro. "In Italia, però, anche in questo caso arrivammo dopo", rileva ancora De Masi ricordando che la settimana corta viene istituita per la prima volta in America alla Ford negli anni venti.
di Lucia Manca
Ansa

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