sabato 1 marzo 2008

DARIO ARGENTO GENIO O BLUFF

Foto di Dario Argento

1 commenti:

DAIDE ha detto...

Dario Argento rappresenta tuttora il più talentuoso regista di genere italiano dopo Bava(MARIO NATURALMNETE). Discorso a parte andrebbe fatto per Avati, il quale pur avendo sfornato un capolavoro (La Casa dalle Finestre che Ridono) e altri due ottimi horror (Zeder e L'Arcano Incantatore) non è da considerarsi propriamente uno specialista.
Il regista romano è un artista che ha dato tanto sfarzo al nostro cinema, entrando a pieno diritto nel gota dei più grandi "horroristi" di tutti i tempi per genio, creatività e tecnica. L'impegno profuso sul grande schermo non si è limitato solo alla regia, ma anche alla produzione: in primis va citato Dawn of the Dead (Zombie, 1978) eccelso capolavoro horror firmato Romero, seguito da vari altri altalenanti lavori dei suoi pupilli Lamberto Bava e Michele Soavi, ex-assistenti alla regia. Argento li ha fatti conoscere al grande pubblico producendo Demoni (1985), Demoni 2 (La Chiesa (1989), La Setta (1991) per il secondo, oltre alla collaborazione nei soggetti. Si segnalano, in oltre, varie altre produzioni minori, alcune pubblicità, e ben quattro documentari realizzati in suo onore: Dario Argento's World of Horror (di Soavi), Protagonisti del cinema italiano: Dario Argento (di Caprara) e Il mondo di Dario Argento 2 e 3 (entrambi di L. Cozzi). La soglia del cambiamento che ha attraversato si è purtroppo dovuta scontrare con l’incapacità di rinnovarsi, e con la consapevolezza di aver creato un cinema che non basta più a se stesso. Gradualmente, la sensazione che ha pervaso la critica ed i fan negli ultimi diciotto anni è quella di un creatore di "immagini horror", ma non più di film, come ci aveva sublimemente assuefatto fino alla prima metà degli ’80. In ogni suo lavoro vi è puntualmente almeno una buona idea, spesso addirittura grandiosa, ma lo sviluppo e la realizzazione rimangono incompleti, frammentati in un caos di spunti pretenziosi, superficialità ed incoerenze. Il suo programmatico distacco da ogni forma di commercializzazione della "settima arte" gli ha costruito da una parte una sorta di "trono" da maestro, circondato da una reverenziale aura di fan ed adepti di vario livello. Ma dall'altra gli ha eluso ogni forma di comunicatività con un genere (quello del thriller-horror) che nell’arco di venti anni è mutato tanto (troppo) per poter ancora sostenere la personalissima e visionaria irriconducibilità del suo cinema. La ripetitività della sinossi giallistica, la delirante ed imbarazzante incoerenza delle ultime sceneggiature, lo sguardo che dall'abisso della "perdizione" ora si accontenta solo di assertive e gratuite contemplazioni della morte, sono solo alcune delle patologie che perdurano oramai da troppi anni nell'organismo-cinema argentiano. Affetto da un male che sembra incurabile, il suo talento non si mostra in grado di auto-curarsi se non, forse, attingendo ancora una volta da quanto di meravigliosamente sovversivo ed innovativo ha partorito in passato. Il terzo capitolo della trilogia delle Madri sembrerebbe un antidoto perfetto, l'occasione migliore per rinascere dalle proprie stesse ceneri di incontenibile genialità. Il soggetto originale della trilogia sembra proprietà della Nicolodi, il che non può che promettere bene visti i risultati artistici del lungo sodalizio tra i due.
Non ci resta che attendere con flemmatica curiosità il susseguirsi degli eventi, ricordando con tanta ammirazione ed affetto quelle mani guantate dell’assassino che, fin dal primo e lontano film, sono sempre state le sue. Quelle mani che saranno sicuramente ancora in grado di produrre grandi capolavori del brivido "Made in Italy", che saranno ancora capaci di regalare tanti brividi.Voi che ne pensate???