sabato 1 marzo 2008

Cina perduta

demolizione, Pechino febbraio 2004 In vista delle Olimpiadi il volto di Pechino cambia e antichi quartieri vengono distrutti

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DAIDE ha detto...

Pechino - Trentadue medaglie d'oro su un totale di sessantatre vittorie. Questo è il bottino della Repubblica Popolare Cinese alle Olimpiadi di Atene 2004. Ma per la Cina gli ultimi giochi olimpici hanno rappresentato qualcosa di più di una gara internazionale di altissimo livello: sono stati la prova generale di "Pechino 2008". La Cina ha voluto e vuole sbalordire: una delegazione con più di 600 atleti in Grecia, 63 medaglie vinte e 4 anni per fare di Pechino una vera città olimpica. Questa è la Cina che appare attraverso i mass media cinesi, prima, durante e dopo le Olimpiadi: ancora oggi, la televisione manda in onda le premiazioni degli atleti cinesi ad Atene 2004. Uno spettacolo forse poco comprensibile agli occidentali, ma le cui immagini parlano chiaro. La Cina vuole uscire dalla chiusura del regime e dallo stereotipo del Paese "in via di sviluppo". Vuole essere al passo con le nazioni economicamente più sviluppate e le Olimpiadi del 2008 l’aiuteranno a dimostrarlo. Ma a che prezzo?
Negli ultimi decenni, in tutta l’Asia, e specialmente in Cina, la distruzione di antiche città ha drammaticamente alterato il tessuto sociale con cancellazione delle comunità di quartiere, violazioni dei diritti del cittadino, imposizione di nuove sfide urbane ai residenti di lunga data. Il fenomeno si chiama forced eviction e in Cina non esiste nessuna tutela contro quest'atto crudele ed estremo.

donna colpita da sfratto forzatoLa testimonianza. Una donna racconta: “Le autorità del distretto hanno inviato la lettera di esproprio, dandoci un mese di tempo per traslocare. Viviamo in sette in questa casa: la mia famiglia, quella di mio fratello e mia madre di 82 anni. Non sapevamo dove andare e con la ricompensa promessa non è possibile comprare una casa per sette persone. Non siamo andati via, ma le ruspe sono arrivate ugualmente e hanno cominciato a demolire. Mia madre è rimasta ferita.”
Il processo di trasformazione di Pechino è iniziato negli anni ’80, con la politica di apertura al mercato libero di Deng Xiao Ping. Coprendo un area metropolitana di 160 chilometri da Est a Ovest e di 170 da Nord a Sud, la città ufficialmente ospita più di 10 milioni di abitanti (che diventano più di 13 se si considerano gli immigrati dalle zone rurali non registrati) in dieci distretti e in alcune contee rurali.
La città storica (Lao Beijing, ovvero Vecchia Pekino) è divisa in quattro distretti e presenta quaranta siti storici e culturali protetti. Tuttavia, negli ultimi cinquant'anni sono stati distrutti più di 200 hutong (le minuscole e labirintiche vie per cui Pechino è conosciuta) sui 820 esistenti e relativi siheyuan (case a un piano con corte al centro). Per la preparazione dei giochi olimpici del 2008, questo processo di trasformazione è stato naturalmente accellerato, grazie anche agli investimenti di molte compagnie straniere.
hutong, Pechino febbraio 2004
Senza diritti. Nel 2002, sono state distrutte 66 aree urbane, di cui 63 erano hutongs. Nel 2004, 250mila metri quadrati di vecchie case sono state demolite. Nuove costruzioni oggi sostituiscono le strutture tradizionali dei distretti storici, combinando caratteristiche orientali e occidentali, tavolta copie di lontane architetture europee.
Ma c'è una parte di Cina che in questo processo di rinnovamento rimane più nascosta, non perché lo voglia, ma perché non ha mezzi per farsi conoscere. Sono gli abitanti dei quartieri antichi, quelli che ancora si muovono in bicicletta, i cui diritti (libertà di residenza; proprietà; tutela contro ogni discriminazione; privacy; possibilità di ricorso a tribunali competenti ) vengono continuamente violati. Senza alcun preavviso o notifica da parte delle autorità competenti, ma solo con l'avviso dipinto sul muro Chai, demolizione, sono condannati allo sfratto coatto. In cambio, riceveranno una piccola ricompensa (il valore al m² di un siheyuan supera spesso i 500 dollari) per il loro immobile e un appartamento che li porterà lontano dal loro lavoro e dalla rete sociale in cui sono vissuti, creando notevoli cambiamenti nell’organizzazione familiare e sociale.
La Cina così distrugge per far spazio alla nuova città dei “giochi”. Camminando nella parte vecchia di Pechino si ha difficoltà a ricordare i posti, molti non esistono più, altri sono invasi da ruspe e macerie. E a volte si ha la sensazione di stare in luoghi senza storia e identità. Alla distruzione (o sviluppo, come lo chiamano i developpers cinesi) segue la disperazione di chi ha perso la casa in cui abitava. E l'introduzione della proprietà privata - Emendamento Nr. 4 alla Costituzione Cinese, Marzo 2004 - finora non sembra aver giovato agli strati più poveri della popolazione.
Testo e foto
di Elena Asciutti