mercoledì 17 febbraio 2010

Festival di Sanremo 2010 - Prima serata Riassunto

21:10: sigla dell’Eurovisione e si parte.
Il festival comincia “a sorpresa” con un’immagine “crepuscolare” e un dialogo surreale, solo audio, fra Paolo Bonolis e Luca Laurenti.
E poi, eccoli, sul palco, battute su Mazzi, Mazza, Del Noce - che, ahilui, non c’è più -. In senso buono, si intende. Nominata per la prima volta la Clerici che - dice Bonolis - farà un minuto e mezzo di silenzio per Bigazzi. Uno per Bigazzi e uno per il gatto.

21:16: si ironizza anche su Morgan e sul rigore morale della RAI. Il duo continua fino al pezzo musicale di Laurenti, proprio come nella scorsa edizione: Queen, Crazy Little Thing Called Love.

21:21: ritorna anche la classifica. Questa volta, ecco i tre buoni motivi per guardare il Festival. E la solita gag comica Laurenti-Bonolis. Non fosse per il look dell’Ariston, decisamente particolare, sembrerebbe di aver preso una macchina del tempo. Il numero è interminabile. Battuta a sfondo calcistico di uno dei nostri lettori:

Ma Bonolis traghtta come Zaccheroni?

21:27: eccola, Antonella Clerici. Di rosso vestita - fortunatamente, non in versione bon-bon -, scende sul palco dell’Ariston senza far scale, con un effetto meccanico della scenografia, in mezzo a fuochi artificiali.
21:29: si ironizza anche sul fatto che Antonella è dimagrita. E poi Bonolis:

‘Sta taglia 42 è diventata il burka dell’Occidente

21:31: è finito l’intermezzo. Forse. In realtà, Bonolis e Laurenti rimangono, disturbatori, in attesa che si apra “l’astronave”.
21:32: Antonella può fare, finalmente, il suo annuncio. Dopo 22 minuti di Festival. E si presenta anche l’orchestra, decisamente energica.

21:34: Prima a esibirsi, Irene Grandi in La Cometa di Halley. Ho letto da qualche che questa è una sorta di Bruci la città 2. Confermo. Il look lascia a desiderare, la canzone è - di nuovo - una canzone dei Baustelle cantata da Irene Grandi.
Telepromozione, poi alle 21:42 si ricomincia. Non ce ne voglia Antonella, ma appare un po’ troppo ingessata. Come tiene la scena Bonolis, ben pochi.
Tocca a Valerio Scanu, Per tutte le volte che, diretto dal Vessicchio che lo conosce bene. Ecco il primo crossover di quest’anno fra talent show e Festival.

Per carità. Mi concentro sulla messa in scena, che non mi dispiace e - non me ne vogliano le groupie che dovessero inavvertitamente passar di qua e leggere anche due parole in merito - abbasso l’audio. Perché altrimenti dovrei pronunciarmi sulla canzone. E, credete, in fascia protetta non mi è possibile.
21:51: con Toto Cutugno, le cose non migliorano: fa esattamente quel che ci si può aspettare da Toto Cutugno al Festival. L’ennesimo, dimenticabilissimo, pezzo di Toto Cutugno. Ma la voce non è più quella di un tempo. Verrebbe da dire: largo ai giovani. Ma se i giovani presentano pezzi già visti, già sentiti, già tutto, come quello di Scanu, be’, allora largo non si sa bene a chi. Forse a Crazy Little Thing Called Love eseguita da Laurenti.

21:55: Antonella ha bisogno di una carica a manovella. Le presentazioni occhio pallato sul gobbo sono inquietanti. Tocca a Arisa, accompagnata dalle Sorelle Marinetti. Fra cuoricini e stelline e colori pastello, anche Arisa fa Arisa, ma è un po’ peggio dell’anno scorso e non c’è più la sorpresa.
22:07: al rientro dalla pubblicità - che segue una palla sul palco e una clip celebrativa, ecco il primo superospite, Antonio Cassano.
Prima breve intervista - Cassano rimarrà tutta la sera - un po’ ingessata, poi si annuncia la prima canzone in dialetto della serata. Sul tema dialetto, come ricorderanno i nostri lettori, c’è stata molta polemica. Nino D’Angelo e Maria Nazionale. Almeno si può apprezzare un arrangiamento un po’ diverso dagli altri, con la scusa del folk ma nulla di più. Ah, be’, e ovviamente la straordinaria voce della Nazionale (la battuta della Clerici a cassano, Hai presentato la nazionale, faceva pena).
22:18: ecco Marco Mengoni, già vincitore di X Factor 3, con Credimi ancora. Grinta, urletti e determinazione, ma il pezzo non c’è.
Da X Factor a X Factor, ecco Susan Boyle. Perlomeno, è il momento di sentire una voce intonata, bella, pulita, giusta. Piacevole. Come dovrebbe essere la musica.
22:30: Telepromozione.

22:33: E’ la volta di Simone Cristicchi, già trionfatore del Festival nel 2007, con Meno Male.
Rispetto a Ti regalerò una rosa, torna a un testo ironico à là Vorrei cantare come Biagio, arrangiamento interessante e l’italietta gossippara alla berlina. Caruccia, ma i fasti di un tempo sono lontani. Anche se fino a ora è il meglio che si sia sentito sul palco, senza ombra di dubbio.

22:37: Con gag dal dietro le quinte a sfondo quasi sessual-ma-non-troppo, entra il pianoforte glitterato. Statico quanto la conduzione di Antonella. Che impapocchia il golfo mistico col golfo ligure. Si chiama golfo mistico, Antoné, il locus in cui si colloca l’orchestra.
22:40: Malika Ayane fa esattamente quel che ha fatto l’anno scorso. Forse un pochettino peggio.

22:48: Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici si beccano anche dei fischi. Con la loro Italia amore mio. E’ la seconda canzone dedicata all’Italia. Inutile dire che la rappresentazione più vera era quella di Cristicchi, senza alcun dubbio.
Testo ai limiti del neocon. Forse dell’oldcon. Canzone da dimenticare. Se devo racchiudere il commento di questo pessimo momento musicale (ma anche televisivo, per il solo fatto di aver deciso di mandare in onda ’sto terzetto) è: imbarazzante.

Sì, stasera sono qui, per dire al mondo e a Dio, Italia amore mio.

Serve altro?
22:50: questo era il momento Morgan. E diventa il momento pistolotto-moralista antidroga. Poi, la Clerici, che avrebbe voluto Morgan ospite - ma i vertici della RAI hanno deciso diversamente - legge un pezzo della canzone di Morgan. Antoné, noi qui ti vogliamo bene, ma stasera non ce la fai. Sarà l’emozione, ma un po’ di interpretazione… un po’ di enfasi… Non sarà contento, Morgan.
22:52: riecco Cassano. Questa volta è il momento intervista vera. Con gli sgabelli. Momento interminabile, risata - ma a denti stretti - all’ultima battuta “A Lippi le suonerei”. Pubblicità. E poi si rientra in studio coi numeri d’alta scuola coreografica. Almeno all’inizio del balletto.
E cambio d’acconciatura e d’abito per Antonella.

23:14: dopo il momento dell’Associazione Sogni, tocca a Enrico Ruggeri, che evidentemente cerca un altro titolo per un’altra trasmissione - che si chiamerà senz’ombra di dubbio La notte delle fate. Ruggeri sembra uno che imita Ruggeri. Bellissima la messa in scena, non lo stesso si può dire della canzone.
23:20: arrivano i Sonohra. Un duo che ti fa venir voglia di sperare che il Festival di Sanremo sia muto. Che poi. A uno che nel 2010 in Italia intitola una canzone Baby, non bisognerebbe togliergli la cittadinanza?
23:27: Povia in versione bidello dell’Isola dei Famosi dopo un incontro ravvicinato con la contessa De Blank non può pretendere di essere credibile. Nemmeno se canta di tematiche pseudosociali. Tremendo. La sua corista, invece, merita apprezzamento. E anche la messa in scena con la lotta fra archi.
23:35: Irene Fornaciari e I Nomadi. E lo stacchetto che li introduce è Io, vagabondo, mica una canzone di Irene. Comunque, ecco Il mondo piange. Dev’essere perché ha sentito ’sta canzone.
23:41: Noemi, altra ragazza-da-talent, con Per tutta la vita. L’ennesima canzone d’amor perduto che non val nemmeno la pena di commentare.
23:47: Fabrizio Moro in Non è una canzone, magrittiana? Sarà, però non è male. Da salvare senza dubbio.
Antonella chiude senza guizzi. Pubblicità.

23:58: Al rientro dal nero, Antonella è già con Cassano. Si toglie una giarrettiera per introdurre Dita Von Teese. Per dare una svegliata alla notte che avanza. Forse.
Ammesso e non concesso che un topless a Sanremo serva a qualcosa. Amo la Teese, ma non sono riuscito a godermela fino in fondo: mi pareva che qualcosa, semplicemente, non quadrasse. Probabilmente, sembrava fuori posto.

Tant’è, ci si trascina lentamente verso il verdetto finale, non prima che Cassano - che fa l’ignorante e se ne vanta. Ed è incredibile che sia stato preso a guida spirituale di questa prima serata: ok, ci sarà dell’ironia, è ovvio. Anche se non riesco a vederla - si faccia raggiungere sul palco dalla timidissima fidanzata cui (dopo averne avute più dei sanpietrini a Roma, sic) è devotissimo. Non prima di una gag con Antonella che cita L’apprendista stregone Disney ma che, ahimé, richiederebbe un minimo di convinzione da parte dell’interprete. Completamente fuori parte.

00:26: eliminati Pupo e il Principe Filiberto, Nino D’Angelo e Toto Cutugno dalla giuria demoscopica. Come possa, la Clerici, voler tenere la suspense dopo che sono già stati annunciati coloro che passano il turno, sfugge alle logiche dell’intrattenimento.

Se non altro, si finisce presto e il verdetto musicale - D’Angelo a parte - è quasi condivisibile.
tvblog

4 commenti:

Saturnino ha detto...

Irene Grandi La cometa di Halley. Un tempo la Grandi si presentava con canzoni divertenti e piene di grinta, come La tua ragazza sempre. Il look molto più glamour e maturo di quest’anno, accompagnato ad una canzone vagamente poetica zuccherosa, non conquista. La giuria l’ha molto votata. Forse ascoltavano ancora la sigla. Voto: 5 e mezzo.

Valerio Scanu Per tutte le volte che. La voce c’è, come sempre. Manca però tutto il resto. Brutta canzone, poca espressività, poca emozione. Assante su Repubblica lo demolisce senza pietà. Una cosa è certa: il confronto fra talent(i) televisivi è per ora tutto a vantaggio di Marco Mengoni. Voto: 5.

Toto Cutugno Aeroplani. L’espressione di Cotugno mentre canta ricorda vagamente quella di uno zombie dei film di Romero. E il suo occhio aperto all’inverosimile ha spaventato molto più che la porta cigolante di Paranormal Activity. Per il resto, la canzone è la solita cotugnata sanremese destinata a durare il tempo di un festival. Poco incisiva. Voto: 4 e mezzo.

Arisa Malamorenò. L’anno scorso, con Sincerità, aveva conquistato tutti al primo ascolto. Questa volta Arisa non riesce nella stessa impresa. Carina l’idea delle coriste “particolari” e il look retrò, ma la canzone non è all’altezza. E il confronto con il passato non aiuta. Voto: 6

Nino D’Angelo e Maria Nazionale Jammo jà. Ritmi etno-partenopei per questa canzone divertente ma non incisiva. Sbagliata la scelta di Maria Nazionale, la cui voce sovrasta nettamente quella di D’Angelo. Una scelta, quella del cantare in napoletano, che ormai sta diventando un insopportabile clichè. Voto: 6 meno meno.

Marco Mengoni Credimi ancora. La canzone è a tratti un po’ ripetitiva e non originalissima, ma voce, grinta e presenza scenica sono davvero notevoli. Per tutta la prima parte del programma è l’unico, vero, sprazzo di luce. Interpretazione molto efficace, brano gestito al meglio. Voce sempre precisa e senza incertezze. Non è il massimo ma c’è tempo per migliorare. Voto: 8 meno.

Saturnino ha detto...

Simone Cristicchi Meno Male. Meno male lo diciamo noi. E se Carlà se l’è tanto presa per questo brano cavoli suoi. La canzone è fulminante, divertente, interpretata benissimo. Per Cultumedia Cristicchi è già il vincitore morale di questo Festival. Ironia, intelligenza e buona musica possono convincere anche senza il solito, ammorbante, binomio cuore-amore. Voto: 9.

Malika Ayane Ricomincio da qui. Grande delusione. Canzone piatta, già sentita tante, troppe volte. Quando un’artista potrebbe e non riesce la frustrazione è doppia. E si rischia di vanificare il bel lavoro fatto negli anni precedenti. Voto 4 e mezzo.

Pupo-Emanuele Filiberto-Luca Canonici Italia amore mio. La musica è morta stasera. La musica italiana e la sua dignità. Quando Emanuele Filiberto esalta a passo di danza la sua cultura, spiegando cosa lo rende orgoglioso di essere italiano, un brivido corre forte lungo la schiena. Pupo è un nano nascosto da un pianoforte glitterato, Luca Canonici si impegna per non far crollare la baracca, ma è inutile. Emanuele Filiberto è un colpo difficile da assorbire. Obbrobrio. Voto 2 meno meno.

Enrico Ruggieri La notte delle fate. Ruggieri non delude mai. Magari non è neanche capace di grandi acuti, ma è una sicurezza. Il Medioman di Sanremo per intenderci. Anche quest’anno una canzone con qualche intelligenza e molto di già ascoltato. Interpretazione un po’ fiacca.. Voto: 6 e mezzo.

Sonohra Baby. Le canzoni dei Sonhora andrebbero ascoltate solo in radio. Anche l’anno della loro vittoria, dal vivo, erano stati molto meno incisivi che in studio. Da notare l’effetto “statue di gesso” dei due ragazzi, immobili per tutta la durata della canzone. E i capelli effetto gabbiano schiattato del biondino. Da risentire. Voto: 5.

Povia La verità. Povia è un genio. Come quei piccioni che per mangiare la mollica più grossa finiscono schiacciati da un tir sulla Salerno-Reggio Calabria. Quest’anno, la sua canzone su Eluana Englaro, anche se censurata, fa discutere come al solito di tutto tranne che della musica, robetta di poco conto. Speriamo che il prossimo anno il cantante non decida di deliziarci con i racconti dei clienti del centro dimagrante Sobrino, o dei viados brasiliani che lavorano nei pressi del porto di Genova. Ogni anno, scandalo a parte, nessun rispetto per le persone e per la musica. Da notare il look sobrio e le catene dorate di diversi chili portate al collo. Un piccione in attesa della mollica più grossa. Voto: 1.

Irene Fornaciari feat Nomadi Il mondo piange. Irene Fornaciari ha una bella voce, davvero. Ma, come l’anno scorso, la canzone è davvero brutta,e ripetitiva. Il mondo piange viene ripetuto tante di quelle volte che se ne perde il conto, mentre del resto della canzone non si ricorda nulla o quasi. Con tanto talento e amici importanti, ci si aspetterebbe un risultato molto diverso. Voto: 4 e mezzo.

Noemi Per tutta la vita. Ancora un talento da X-Factor, ancora una sorpresa positiva. Non tutto il testo viene interpretato alla perfezione, non sempre Noemi è presente con convinzione. Ma la canzone è molto piacevole e potrebbe avere un buon riscontro. Performance convincente. Voto: 7.

Fabrizio Moro Non è una canzone. Ritmo allegro e spensierato, testo semplice. Canzone radiofonica, leggera o, come direbbero gli anglosassoni, easy listening. Non vincerà, ma può funzionare molto bene dopo. Fabrizio Moro cerca di fare il ragazzo alternativo e un po’ grunge. Il rischio, però, è che la sua immagine sia molto più falsa e costruita di chi si presenta in giacca e cravatta. Voto: 6 più.

yanmaneee ha detto...

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