mercoledì 26 maggio 2010

Ondata di suicidi, la Foxconn chiede un impegno scritto ai propri dipendenti

MILANO - «Giuro che non mi suiciderò». Potrebbe suonare più o meno così l'impegno, verbale e scritto, chiesto dai vertici del gruppo taiwanese Foxconn ai propri dipendenti dopo l'ondata di suicidi nel gigantesco stabilimento di Shenzhen, nel sud della Cina, finiti sui giornali di tutto il mondo anche perché la società, partner della Apple, assembla tra l'altro l'arcinoto iPad. Il quotidiano Southern Metropolis Daily ha pubblicato la foto di un uomo che mostra una lettera, su carta intestata della Foxconn, quella che gli operai hanno dovuto firmare. L'impegno che viene chiesto è di non farsi del male e a denunciare ai propri superiori eventuali difficoltà o problemi. Gli impiegati devono anche autorizzare la società a sottoporre coloro che abbiano un «comportamento mentale anormale» a trattamenti medici. I dieci suicidi e i due tentativi andati a vuoto si sono verificati nell'ultimo anno, tutti nello stabilimento di Shenzhen e tutti nello stesso modo: lancio da piani altissimi degli edifici del complesso.OPEN DAY - Ma non solo. I responsabili dell'azienda hanno deciso di aprire le porte dello stabilimento alla stampa per mostrare che cosa avviene all'interno. I cancelli sono stati aperti a centinaia di giornalisti, nonostante nei giorni scorsi il management avesse sostenuto che l’attenzione dei media non avrebbe che peggiorato la situazione. Il boss della Foxconn Technology Group, Terry Gou, ha guidato i giornalisti nel complesso aziendale alle porte della città di Shenzhen, una mossa senza precedenti per un’azienda - la maggiore produttrice al mondo di componenti elettroniche per la Apple iPods, per la Dell computer e la Nokia - dove vige un rispetto quasi maniacale del segreto industriale. L’ultimo suicidio si è verificato martedì: un dipendente di 19 anni, Li Hai, si è gettato dal tetto di uno dei padiglioni del complesso. Lavorava alla Foxconn da appena 42 giorni. A luglio un 25enne, Sun Danyong, si era tolto la vita dopo essere stato interrogato per il presunto furto di un prototipo di iPhone.

Ennesimo suicidio nel gigantesco complesso di Shenzhen. La Apple aveva già avviato un'indagine nel 2006

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Ancora un suicidio a France Telecom

DOPO IL CASO DI FRANCE TELECOM

Cina, nona morte nella fabbrica
dove si assemblano (anche) gli iPad

Ennesimo suicidio nel gigantesco complesso di Shenzhen. La Apple aveva già avviato un'indagine nel 2006

MILANO - Si chiama Nan Gang, ha ventun anni ed è il nono ragazzo morto suicida all'interno della fabbrica Foxconn, l'assemblatore di prodotti Apple e di altri dispositivi elettronici di Taiwan le cui attività sono per la maggior parte ubicate in un gigantesco complesso a Shenzhen, nella Cina meridionale. In realtà le morti avrebbero potuto essere undici, ma due persone sono sopravvissute dopo un tentato suicidio. L'ultimo triste caso di morte prima di Nan Gang riguardava un ingegnere che, accusato di avere «rubato» un prototipo di iPhone, era stato sottoposto a forti pressioni psicologiche, incoraggiando (secondo i media americani) la volontà del dipendente di procurarsi la morte.

INDAGINI IN CORSO - In ogni casi dove vivono e lavorano oltre 300 mila persone che fabbricano sogni tecnologici per l'occidente (tra cui tra cui iPod, Mac mini, iPhone e anche iPad) esiste già da tempo ben più che un sospetto che non vengano rispettati gli standard lavorativi. Già nel 2006 Apple aveva avviato un‘indagine che non aveva portato ad alcuna conclusione certa, ma al tempo stesso aveva identificato alcuni dormitori non vivibili e aveva denunciato un eccesso di ore lavorative. La questione era rimasta sospesa e, nel caso di mancato rispetto del codice di condotta, aleggiava la minaccia di abbandono da parte delle aziende partner. Dopo le morti a catena degli ultimi mesi hanno iniziato però a circolare con molta più insistenza voci riguardanti un trattamento disumano per i dipendenti. Un reporter del quotidiano locale Southern Weekly si è infiltrato all'interno dell'azienda, fingendo di essere un operaio e ha poi diffuso un video (la cui origine è discussa) in cui emergono particolari raccapriccianti sul trattamento dei dipendenti e persino torture fisiche ai danni dei più indisciplinati.

IL CASO FRANCE TELECOM – Il paragone con il colosso francese, che ultimamente ha conquistato il terribile primato dei suicidi (giunto a quota 24) è inevitabile. Eppure, nonostante i numeri di France Telecom siano superiori, pare che Foxconn violi in maniera ben più pesante i diritti dei lavoratori. Se l'azienda d'oltralpe ha rinunciato recentemente alla mobilità e ha attrezzato una sorta di palazzo anti-suicidi, nel caso dell'assemblatore asiatico si tratterebbe di situazioni ben peggiori , considerate le contestazioni avanzate. Foxconn dal canto suo nega tutto, mette a disposizione uno staff medico per i dipendenti a disagio e allestisce un Employee Care Center. Infine invia alcuni monaci buddisti per confortare i lavoratori. Ma il fatto che la fabbrica lavori per Cupertino fa sì che la questione diventi internazionale. E che, quindi, probabilmente abbia ulteriore eco.

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