venerdì 28 maggio 2010

ANNOZERO – Puntata del 27/05/2010 – Giustizia e libertà –

E’ ancora viva la memoria dell’infuocato discorso pronunciato da Michele Santoro in apertura della scorsa puntata di Annozero (qui), l’accorata spiegazione dovuta a quanti l’hanno seguito, sostenuto, in questi ”30 anni di battaglie”, come lui stesso ricorda, rinnovando di stagione in stagione la propria fiducia, ed accrescendo il proprio consenso nei confronti del lavoro del giornalista salernitano:

Gli unici che possono parlare sono gli spettatori. Un programma come il nostro non crea un moviimento o un partito politico, ma una comunità in cui si innescano dialoghi [...] se un programma ci viene portato via, lo spettatore si incazza.

Adesso, Santoro ci ripensa, ed amareggiato da quanto posto in essere, in questi giorni, da alcune “trasmissioni televisive della Rai” (“hanno potuto entrare nel merito di una trattativa in corso d’opera con un profilo denigratorio dei miei comportamenti di professionista. Non era mai avvenuto in precedenza“), il riferimento è a ”L’ultima parola” di Gianluigi Paragone (Paragone e L’ultima parola – Lo sconcerto della Rai) a “Porta a Porta” e ai reiterati attacchi di Bruno Vespa (qui il video dell’arringa del conduttore), il quale aveva sarcasticamente osservato come “fare il martire, paga”, decide di proseguire nel suo impegno con Annozero, anche nella prossima stagione televisiva e mantenere lo status di dipendente Rai:

Le continue fughe di notizie hanno violato l’impegno di riservatezza indispensabile per un possibile accordo con la Rai favorendo interpretazioni fantasiose lesive della mia immagine. [...] In questa situazione non ha alcun senso continuare a immaginare cambiamenti il cui scopo fondamentale era soltanto porre fine ad una vertenza giudiziaria e progettare nuovi format nell’interesse della Rai e del pubblico.
Il telespettatore, certo, non è ingenuo a tal punto da non comprendere come dietro a queste manovre, che si vestono di motivazioni professionali, in realtà vi siano gli interessi politici di una classe dirigente sempre più asservita al volere dei “capi”: l’affaire Minzolini e il recentissimo annuncio del ridimensionamento del talk di Serena Dandini (Masi vuole ridimensionare “Parla con me“).

In questo confusissimo affresco di opinioni e fatti, di cui ci ripromettiamo di tenervi aggiornati, il percorso di Annozero, che vi abbiamo fedelmente documentato nelle ultime settimane, prosegue con una puntata dedicata alla contestata “legge bavaglio”, dal comunicato Rai:

“Giustizia e libertà” è il titolo della puntata di Annozero [...] Si parlerà del ddl intercettazioni (lunedì il Governo potrebbe porre la fiducia sul ddl che sarà in discussione al Senato), la cosiddetta legge bavaglio che ha mobilitato, in difesa della libertà di stampa, i direttori dei principali giornali e media italiani e la gran parte degli editori. La stretta sulle intercettazioni limita la libertà dei giornalisti e riduce gli spazi d’inchiesta dei magistrati? Si può trovare un punto di equilibrio tra il diritto dei cittadini ad essere informati e la tutela della privacy? Ne discuteranno in studio Antonio Di Pietro, leader Idv, il deputato Pdl Italo Bocchino e i giornalisti Pierluigi Battista, Concita De Gregorio e, in collegamento da Washington, Vittorio Zucconi.

Michele Santoro fa chiarezza sulle motivazioni che lo hanno portato a ricredersi sugli accordi con la Rai:

Quando parlo di fughe di notizie, non mi riferisco ai colleghi giornalisti, che semmai hanno l’obbligo di riportare le notizie correttamente, ma a quei pezzi dell’azienda che hanno diffuso notizie distorte, quando ci sono delle regole, anche previste nel nostro codice civile, che impegnano chi stipula un accordo ad avere, innanzitutto rispetto per l’altra parte e in secondo luogo anche una certa riservatezza [...] la domanda che io ho posto alla Rai…quando si doveva decidere sulle mie sorti, cioè ho detto che le decisioni dovevano essere condivise da tutti, e da chi prima di tutti? Dal presidente di garanzia Rai, Paolo Garimberti [...] il mio presidente si è espresso con inusuale chiarezza ed ha detto che Annozero, ed io stesso, siamo risorde importanti per la Rai, risorse che la Rai deve conservare al suo interno

L’editoriale di Marco Travaglio (dell’alterco tra Travaglio e Bocchino non v’è documentazione filmata, s’è trattato di un banale battibecco durante il quale ciascuno rivendicava il proprio spazio, per esporre le proprie opinioni, la propria visione dei fatti. Opinioni, quelle di Bocchino, che per Travaglio, “non stanno nè in cielo, nè in terra!”):

la legge Alfano permette di piazzare le cimici solo dove si ha fondato motivo di ritenere che si sta commettendo il reato, ma l’hanno già commesso, quindi niente cimici [...] e vale anche per le telecamere negli stadi, bisogna aspettare che il tifoso cominci ad accoltellarne un altro, a quel punto arriva il poliziotto e dice di fermi un attimo che devo piazzare la telecamera, poi può proseguire…



L’irruzione in studio di un Vauro infortunato:






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