mercoledì 7 settembre 2011

Il cinico, l'infame, il violento

l cinico, l'infame, il violento è un film poliziottesco del 1977, diretto da Umberto Lenzi, con Maurizio Merli, Renzo Palmer, Tomas Milian e John Saxon.

Il titolo del film è un omaggio di Lenzi al film Il buono, il brutto, il cattivo di Sergio Leone. La pellicola tenta una commistione tra il poliziottesco e il film di rapina, in voga in quegli anni. Incassò 1.800.000.000 di lire.[1]

Il film è il diretto seguito di Roma a mano armata, diretto da Lenzi nel 1976 ed uscì in Italia il 3 febbraio 1977[2].
Indice


* 1 Trama
* 2 Produzione
o 2.1 Riprese
* 3 Accoglienza
* 4 Colonna sonora
* 5 Collegamenti ad altre pellicole
* 6 Note
* 7 Collegamenti esterni

Trama

A Milano iniziano a proliferare rapine, furti ed altri tipi di crimine. Il tutto coincide con l'uscita di galera del perfido Luigi Maietto, conosciuto come il Cinese (Tomas Milian). Uscito di prigione, il Cinese decide di eliminare il poliziotto che con la sua testimonianza in un processo lo aveva fatto condannare all'ergastolo, cioè il commissario Leonardo Tanzi (Maurizio Merli). La sera stessa, Tanzi riceve un assalto da parte degli uomini del criminale, che gli sparano ferendogli gravemente la spalla.
I giornali dimostrano che Tanzi è stato ucciso

In giro viene messa la voce secondo cui il commissario Tanzi è stato ucciso. Il Cinese stringe un patto con il ricco imprenditore malavitoso Frank Di Maggio (John Saxon), con il quale ha intenzione di arricchirsi sino a poter diventare indipendente: Di Maggio gli dimostra però che con lui non si deve scherzare, facendolo assistere alla tortura di un uomo che prima viene preso a colpi di pallina da golf e poi viene sbranato dai cani. Il commissario Astalli, capo della polizia di Milano, consiglia a Tanzi di fuggire in Svizzera, dove non potrà più rischiare la morte. Ma Tanzi prende un treno per Roma, la grande metropoli in cui si è trasferito Maietto.
La tortura del debitore

Appena arrivato in città, lo zio di Tanzi, un piccolo negoziante, viene rapinato da due ragazzi: uno di loro viene identificato con il soprannome di "Cappuccino" (Massimo Bonetti). Dopo aver portato al sicuro suo zio e aver preso una camera in un albergo nei bassifondi, Tanzi si mette alla ricerca del criminale, che si occupa di estorcere il denaro per il Cinese, che a sua volta il delinquente porta a Di Maggio.
Il Cinese durante l'estorsione ai danni di Natali

Di Maggio ordina al Cinese di continuare il giro delle estorsioni, recandosi da Natali (Riccardo Garrone), un ricco uomo d'affari che possiede una concessionaria d'auto e ha deciso di non pagare più la protezione al boss. Il Cinese lo raggiunge in auto, con alcuni dei suoi scagnozzi, e lo convince a dare i soldi. Subito dopo gli fa spaccare una gamba.

Una sera, in discoteca, Tanzi fa amicizia con una donna, Nadia (Gabriella Lepori), picchiata da suo marito, Nicola Proietti (Gianni Musi). Il commissario picchia Proietti, allontanandolo dalla moglie, e porta la donna nell'albergo dove alloggia.

Il giorno dopo, Tanzi riesce a trovare il famigerato "Cappucino" e fa saltare fuori il nome del Cinese. Scoperto un traffico di denaro tra la Svizzera e Roma, Tanzi rintraccia Proietti nuovamente e lo picchia, rubando il numero del conto corrente. Di Maggio si vede dunque soffiati sotto il naso i soldi che doveva ricevere dalle varie estorsioni e chiede aiuto al Cinese per trovare il responsabile del furto.

Il criminale si reca allora all'ospedale, dove, con la scusa di dover far visita al suo collega Proietti, scopre che il commissario Tanzi - del cui omicidio lui era stato il mandante - è in realtà ancora vivo e vegeto e continua ad agire per conto proprio. Proietti viene ucciso dal Cinese, che mette in azione i suoi scagnozzi per cercare di uccidere il commissario.
Tanzi assiste alla morte dello zio

Essi cercano di eliminarlo tramite un fucile da cecchino ed una serie di bombe a mano lanciate da un'auto. Tanzi riesce a fermare i criminali, ma non il cecchino, che dopo aver sparato un altro colpo ferendo a morte lo zio di Tanzi, fugge.

Il commissario giura vendetta nei confronti dei banditi e lascia il luogo del delitto. La polizia inizia a sospettare di Frank Di Maggio e manda degli uomini a perquisire la casa e ad arrestarlo. Di Maggio fa chiamare il suo avvocato di fiducia, Marchetti (Marco Guglielmi) e scopre che il Cinese non ha ancora consegnato i soldi estorti nell'ultimo mese. Di Maggio impiega poco tempo a capire che il Cinese ha architettato un piano per rubare i suoi soldi e chiede al suo avvocato di farlo uscire di galera quanto prima possibile.

Dopo che la sua ragazza Nadia ha rischiato la vita per un pestaggio, Tanzi decide di metterla su un treno per Milano, una città sicuramente più sicura. Dopo aver fatto il biglietto, Nadia torna al negozio dove Tanzi si rifugia e scopre di essere pedinata da una donna misteriosa, che si rivela al commissario come la sorella del defunto Proietti, che cerca vendetta nei confronti del Cinese.

Tanzi architetta allora un piano, insieme ad un amico suo ragioniere (Gianfilippo Carcano), per far sì che siano gli stessi delinquenti ad uccidersi. Fortuna vuole che in prigione, durante la permanenza di Di Maggio, si scateni una rissa ai danni dell'uomo. Tanzi chiede ad un suo amico giudice di scagionare Di Maggio, affinché esca di prigione una volta e per tutte e non provvisoriamente.
Tanzi attraversa i raggi all'infrarosso

Tanzi manda la sorella di Proietti a parlare con gli scagnozzi di Maietto, per informarli che quella sera si svolgerà uno scambio di danaro e verrà temporaneamente disattivato l'allarme della cassaforte. Aiutato dal ragioniere, Tanzi si reca sul posto e, dopo aver attraversato un reticolo di raggi infrarossi, disattiva l'antifurto e attende l'arrivo dei ladri. Questi prendono i soldi di Di Maggio e fuggono, riuscendo ad eludere la polizia appena accorsa.

Furbamente, il Cinese ha nel fattempo convocato l'avvocato di Di Maggio a casa sua, cosicché questi testimoni poi al suo capo che il criminale non può essere coinvolto nella rapina. Rubati i soldi, i ladri li portano al Cinese, che poco dopo contatta Di Maggio, dicendo di avere recuperato la refurtiva.
Il Cinese viene beffato dai suoi scagnozzi

Il giorno dopo i delinquenti si incontrano al Ranocchia, un ristorante lungo la via Salaria. Il Cinese cerca di beffare Frank, ma questi "compra" gli scagnozzi del rivale e dunque glieli mette contro. Il delinquente viene costretto a dare i soldi a Di Maggio, mentre il suo scagnozzo dovrà ucciderlo. All'apertura della valigetta, Di Maggio scopre che dentro vi è solo carta igienica.
Il Cinese ucciso da Tanzi

Non può fare uccidere il Cinese, perché gli servono i soldi. A questo punto interviene Tanzi. Si scatena una sparatoria, nella quale perdono la vita gli scagnozzi e Di Maggio. Il Cinese viene ferito ma scappa e si rifugia in un fuoristrada. Tanzi lo insegue a piedi e lo uccide. Accorre Astalli, che conclude le azioni e loda il lavoro del collega.
[modifica] Produzione
[modifica] Riprese

Le riprese del film si svolsero unicamente a Roma.[3] Come nel precedente Roma a mano armata, sul set del film, Merli e Tomas non si incontrarono mai, eccetto che nel finale, dove tuttavia per la morte del Cinese fu utilizzata una controfigura.[4]

Durante le riprese di una sequenza d'azione, Maurizio Merli si fece male con la pistola dalla quale partì un colpo a salve.[4]

Durante un'altra sequenza, Merli ebbe un duro diverbio con l'attrice Gabriella Giorgelli e con Umberto Lenzi, in quanto la Giorgelli gli chiese se avesse tolto il caricatore dalla pistola, per realizzare la scena.[4]

Iniziò una movimentata discussione, in cui Merli tentò di dare un calcio alla Giorgelli, ma si mise in mezzo una parrucchiera, che si beccò il calcio.[4] La Giorgelli fu più sfortunata nella sequenza in cui le viene gettato sulla faccia del vetriolo: le fu gettato infatti un liquido che doveva solo emettere del fumo, ma le procurò un'allergia che le bruciò veramente la pelle.[4]
[modifica] Accoglienza

Paolo Mereghetti scrisse che il film è «scontato dall'inizio alla fine»[5] e che l'interpretazione di Maurizio Merli era pessima, «inespressiva».[5] Sempre secondo Mereghetti, l'unica attrattiva del film sono i litri di sangue spesi inutilmente.[5]

Massimo Pepoli disse invece, a proposito della pellicola, che la delusione maggiore per il pubblico era stato il trovare un Tomas Milian non più nei panni d'Er Monnezza,[6] ma in quelli di un criminale sadico qualunque.[6]

L'unica che difese il film fu Giovanna Grassi del Corriere della Sera, che lodò la bravura di Lenzi nel ricavare un buon film da un soggetto non eccezionale di Sauro Scavolini.[7] Sempre la Grassi lodò l'ironia del film e la performance di Tomas Milian, oltreché la mescolanza dei generi.[7]
[modifica] Colonna sonora
Big Fight scorre sui titoli di testa, mentre partono gli inseguimenti della polizia

Le tracce sono le seguenti:

1. Big Fight
2. L'ultima minaccia
3. Droga e paura
4. Senza via d'uscita
5. Dark Suspence
6. Pronti per l'agguato
7. Tensione notturna
8. Running To The Airport
9. A un passo dal pericolo
10. Deep Night
11. Caccia al cinese
12. Fiato sospeso
13. Autostrada della morte
14. Affanno

wikipedia

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