martedì 30 novembre 2010

«‘U lupu: pronto a uccidere per 200 euro»

Ha seminato terrore e morte tra il 1997 e il 2004 nel sobborgo di SiracusaGiuseppe Raeli è accusato di cinque omicidi e quattro falliti. Trovata pistola con colpo in canna ma non il fucile

Ha seminato terrore e morte tra il 1997 e il 2004 nel sobborgo di Siracusa

«‘U lupu: pronto a uccidere per 200 euro»

Giuseppe Raeli è accusato di cinque omicidi e quattro falliti. Trovata pistola con colpo in canna ma non il fucile

Un carabiniere mostra la foto di Giuseppe Raeli (Laura Fisauli)
Un carabiniere mostra la foto di Giuseppe Raeli (Laura Fisauli)
SIRACUSA – Lo accusano di cinque omicidi, quattro falliti e una serie di danneggiamenti consumati con le armi e con il fuoco. Il procuratore della Repubblica di Siracusa, Ugo Rossi, traccia il profilo di Giuseppe Raeli, 69 anni, arrestato questa notte con l’accusa infamante di essere lui il “Mostro di Cassibile”. L’uomo che ha seminato terrore e morte fra il 1998 ed il 2009 nel sobborgo a dieci chilometri dal capoluogo, adesso si trova in isolamento rinchiuso nel carcere di Cavadonna. E per gli inquirenti c’è anche il movente di quella scia di sangue che non ha una logica: il denaro. Il capo della Procura lo sottolinea più volte. «Raeli era pronto a uccidere per poche centinaia di euro», ha ribadito in conferenza stampa. Un personaggio, quello descritto dai magistrati che sembra uscito fuori da un romanzo di Giovanni Verga. Avaro, anzi avarissimo, con quelli che riteneva fossero i suoi creditori. «Il serial killer – ha aggiunto Rossi – uccideva anche per duecento euro. Voleva farsi giustizia da sé per chi non lo pagava dopo aver effettuato qualche lavoretto». Nel corso di una delle tante perquisizioni in casa del presunto serial killer i carabinieri hanno trovato una cassaforte artigianale. All’interno c’erano ventimila euro in contante con sopra una pistola con il colpo in canna. Come a voler dire, “chi li tocca muore”. LA SVOLTA NELLE INDAGINI - Dopo il ferimento di un imprenditore agricolo, Giuseppe Leone, avvenuto nel marzo del 2009. Il “mostro” utilizza la solita tecnica per entrare in azione. Prima tende la trappola al bersaglio da colpire, poi gli spara con il fucile semiautomatico calibro 12 dileguandosi nel buio della campagna. Questa volta la missione di morte non va in porto. Il “mostro” non raggiunge la sua vittima in parti vitali e per lui sarà l’inizio di un mosaico che con il passare dei mesi si va a comporre. I carabinieri danno un’accelerazione alle indagini e all’interno del garage di proprietà di Raeli sequestrano, quello che in gergo poliziesco viene definito “materiale interessante”. In quel locale – bunker adiacente alla villetta dove abita il serial killer, e dove l’uomo fa il tiro a segno con le armi, vengono sequestrati passamontagna, guanti in lattice e delle cartucce, che poi, all’esame balistico del Ris, sono dello stesso tipo di quelle utilizzate dal “mostro” per seminare il terrore nella piccola comunità di cinquemila anime.

MANCA L’ARMA DEL DELITTO - Non c'è il fucile semiautomatico utilizzato dal serial killer per regolare i conti con le vittime. Subito dopo l’arresto una trentina di carabinieri, con il Ris in prima linea, hanno iniziato a passare al setaccio la villetta su due piani del presunto assassino. In particolare nelle prossime ore verranno sbancati due appezzamenti di terreno che si trovano adiacenti all’abitazione di Raeli. Carabinieri e pubblici ministeri sanno che l’eventuale ritrovamento dell’arma può essere fondamentale ai fini del dibattimento processuale.

Il luogo dell'arresto (Aldo Maltese)
Il luogo dell'arresto (Aldo Maltese)
LA CATTURA - Decine di militari, con l’ausilio di unità cinofile e con un elicottero che ha sorvolato la zona di Cassibile, alle 3,45 hanno bussato alla porta di casa del presunto mostro. Erano state prese le opportune precauzione per timore di una reazione violenta di Giuseppe Raeli, ma ad aprire la porta è stata la moglie. «Che volete», ha detto la donna al comandante della Compagnia di Siracusa, Enrico Pigozzo. «Cerchiamo suo marito», le ha risposto l’ufficiale. Quando è arrivato nella saletta d’ingresso i militari gli hanno consegnato l’ordinanza di custodia cautelare ed hanno disposto il suo trasferimento al comando provinciale di Siracusa, a bordo di un blindato.

IL PERSONAGGIO – Raeli è stato descritto dagli inquirenti come un introverso, un uomo taciturno. A Cassibile lo chiamavano “Pippo ‘u Lupu”. Per tanti anni aveva lavorato come manovratore di pale meccaniche, ma da qualche anno si dedicava a lavori meno faticosi. Sposato e padre di due figli, il suo chiodo fisso erano i soldi. Non parlava mai. Un particolare emerso anche dall’esito negativo delle intercettazioni ambientali. «Non parlava neppure con la moglie, era muto come un pesce», hanno raccontato gli 007 dei carabinieri. Il procuratore Rossi ha definito Raeli «un gran lavoratore» che «riusciva ad accumulare euro sopra euro». Conosceva alla perfezione tutte le campagne che circondano Cassibile e altrettante vie di fuga. Sulle sue presunte “missioni di morte”, non c’è alcun testimone. Il pm Antonio Nicastro, che ha seguito le indagini sul mostro di Cassibile sin dal 1997 non ha dubbi: è lui il serial killer. «Tutti gli omicidi e quelli tentati – dice – portano un’unica firma ed è quella di Pippo ‘u lupu».
CORRIERE.IT

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