domenica 27 febbraio 2011

YARA E MORTA ADESSO VOGLIAMO CAINO GIUSTIZIA

MILANO - In un campo a Chignolo d'Isola, in provincia di Bergamo, è stato trovato il cadavere in stato di decomposizione di Yara Gambirasio, scomparsa da Brembate Sopra lo scorso 26 novembre. Il corpo della tredicenne è stato rinvenuto sabato pomeriggio da una persona del luogo che stava provando un aeromodello telecomandato. Il campo è stato subito recintato dalle forze dell'ordine.

RICONOSCIMENTO - Il riconoscimento è stato possibile grazie a un portachiavi, ad alcuni brandelli degli abiti che Yara indossava il giorno della scomparsa e all'apparecchio per i denti che la ragazza portava. La polizia scientifica e il medico legale stanno effettuando i primi rilievi sul cadavere.

RITROVAMENTO - Il ritrovamento è stato effettuato in un campo in via Bedeschi, nella zona industriale tra Chignolo d'Isola e Madone, a pochissima distanza da dove, lo scorso 16 gennaio, era stato commesso un omicidio al termine di una rissa tra clienti di una discoteca. Il corpo è stato trovato in un'area incolta che si trova a poche centinaia di metri da quello che era un centro di coordinamento delle ricerche. Le immagini di alcune telecamere delle ditte circostanti sono in corso di acquisizione da parte degli investigatori.

DUBBI - Molti abitanti della zona hanno però dubbi sul fatto che il cadavere di Yara si trovasse da tempo nel luogo dove è stato trovato. «Io fino a un mese fa abitavo qui», dice per esempio all'Ansa un uomo che si fa conoscere solo con il proprio nome, Lorenzo. «Passavo tutti i giorni in quell'area, frequentata da decine di persone ogni giorno. Ci sono persone che fanno jogging, cacciatori, pescatori, gente che porta a spasso il cane. Mi sembra inverosimile che un cadavere possa essere stato abbandonato lì e non trovato per tre mesi, anche perché questa zona è stata più volte battuta dai soccorritori e volontari della Protezione civile».

GENITORI - «Distrutti». È laconico il parroco di Brembate Sopra, don Corinno Scotti, nel descrivere come ha visto i genitori di Yara Gambirasio. «Erano distrutti e siamo rimasti in silenzio - ha raccontato don Corinno che ha fatto loro visita in casa -, perché non ci sono parole per descrivere tragedie come queste». La strada di Brembate di Sopra, dove c'è la casa della famiglia Gambirasio, è stata bloccata in un raggio di circa 200 metri per impedire a chiunque di avvicinare l'abitazione. La zona è presidiata da polizia locale, carabinieri e volontari della Protezione civile. Nel paese vige peraltro ancora l'ordinanza del sindaco per cui gli operatori televisivi non possono sostare nella zona immediamente vicina alla casa.
CORRIERE.IT

2 commenti:

DAIDE ha detto...

IO VOGLIO CHE SI ABBATTA LA MANO SINISTRA DI DIO. GIUSTIZIA,DOLORE E SOFFERENZA QUESTO IL MIO CUORE MI DICE.
BASTA COMPRESSIONE E BENEVOLE COSCIENZA SPIRITUALE.
ASSASSINO DEVI MORIRE,LURIDO BASTARDO SPROFONDARE NEL INFERNO.
PEDOFILO SCHIFOSO.

Ettore Ongis ha detto...

Bisogna essere delle belve feroci per rapire e accanirsi su una ragazzina di 13 anni, probabilmente scelta a caso. Per ucciderla e gettarla in un campo, come un agnello sacrificale, abbandonato al freddo e al buio di questo lungo inverno. Bisogna odiare la propria e altrui umanità per non ascoltare lo strazio della famiglia, le suppliche di una comunità, il clamore dei media, lo sgomento di un Paese intero. Caino è tornato e contro di lui urlano forte, in queste ore, le parole di Dio: «Cosa hai fatto?», e le parole severe di Gesù: «Meglio sarebbe per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare».

Dunque Yara è stata assassinata, e con lei il suo sorriso, il suo sogno di diventare insegnante di ginnastica ritmica e il suo futuro. Il ritrovamento del suo corpo a Chignolo d'Isola, nel pomeriggio di ieri, ha spento quei barlumi di speranza che ancora erano rimasti di poterla riabbracciare viva. Ciò che segretamente temevamo è accaduto. Peggio ancora di come si poteva immaginare, perché neppure un lenzuolo bianco o il calore della terra hanno potuto proteggerle almeno il viso.

Il ritrovamento è avvenuto accidentalmente, proprio a tre mesi esatti dalla scomparsa, non molto distante dal luogo in cui un altro giovane, di origine dominicana, il 16 gennaio è stato trovato ucciso in circostanze non ancora chiarite. Chissà se Yara era già lì dagli inizi o vi è stata portata in seguito.

Nulla potrà compensare il dolore e il male provocati da tanta cattiveria e colmare il vuoto lasciato da Yara per la sua famiglia e per tutti quanti le volevano bene, dai compagni di scuola agli amici della palestra. Ma certo chi è responsabile di un delitto così grande non dovrà farla franca: bisogna che chi ha ucciso Yara paghi il suo conto anche con la giustizia terrena. Paradossalmente, aver trovato Yara, pur nella tragicità di questo momento, è già qualcosa che si oppone all'insopportabile nulla che l'aveva inghiottita da quel maledetto 26 novembre. Adesso che conosciamo la triste verità possiamo almeno piangere o ribellarci.

«Non dirmi niente», ha sussurrato ieri sera sull'uscio di casa papà Fulvio al parroco. «Non ti dico niente», e si sono abbracciati in lacrime. A quell'abbraccio silenzioso ci uniamo idealmente anche noi, insieme a tutte le persone che hanno sofferto, pregato, lavorato affinché si accendesse almeno una luce su questa terribile vicenda. Don Corinno ha promesso che appena ci sarà la conferma ufficiale che quel corpo è quello di Yara farà suonare le campane a festa. E commosso ha aggiunto: «Quelle a morto non le suonerò, perché Yara è una piccola martire e, ne sono certo, è in Paradiso. È in Paradiso».