INFLUENZA A: SCUOLA SI PREPARA, MA A ROMA NIENTE BACI
ROMA - La scuola italiana è pronta a riprendere le lezioni, nonostante l'influenza A, ma c'é chi si cautela: un liceo romano ha deciso di bandire i baci per limitare il contagio. Caso limite, ma segno che c'é attenzione sull'evolversi della situazione, con tutte le cautele del caso, anche se non si pensa a iniziative straordinarie, come ad esempio quella di prolungare le vacanze di Natale. Il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini ha voluto rasserenare le famiglie, alla vigilia dell'apertura dell'anno scolastico: "non escludiamo nulla. Però io credo che oggi il Paese va tranquillizzato circa il fatto che la situazione è sotto controllo e anche se si verificheranno casi di influenza più diffusamente il governo ha pronto un piano di intervento. Quindi oggi cerchiamo di vivere tranquillamente e ovviamente di assumere le precauzioni necessarie per evitare il più possibile la diffusione di questa influenza". Parole rafforzate poi da un nota di Viale Trastevere che ha ribadito che per ora nessuna decisione è stata presa, men che mai sulle vacanze di Natale. Mentre l'unità di crisi interministeriale continua il lavoro tecnico, nelle regioni e negli uffici scolastici regionali si è al lavoro affinché tutto vada per il meglio. Molto sarà lasciato all'autonomia delle singole scuole, come avvenuto a Roma: "Chiederemo di evitare le effusioni tra i ragazzi, come baci e abbracci, per scongiurare il più possibile il rischio del contagio: è solo una forma di profilassi intelligente", ha spiegato il preside del liceo Newton Mario Rusconi che è anche Vice Presidente dell'associazione nazionale presidi. "Non si tratta di un provvedimento oscurantista e non ci saranno sanzioni disciplinari per 'i disobbedienti' - spiega - Faremo soltanto capire ai ragazzi che baci ed effusioni vanno evitati a scuola, magari da ottobre e per tutto il periodo critico del virus, per una questione di prevenzione.
Le prime lezioni saranno tenute da insegnanti di scienze che spiegheranno le modalità di contagio e le precauzioni da prendere tra le quali anche quello di curare maggiormente l'igiene". C'é anche chi, come a Napoli pensa di realizzare un vademecum, con i consigli per proteggersi dal rischio di influenza A, per alunni e insegnanti. L'assessorato regionale alla Sanità della Campania pensa ad un'azione mirata per le scuole, con la diffusione di "informazioni e consigli contro il contagio", da affiggere magari nelle aule e nei bagni. Da parte sua, il farmacologo Silvio Garattini, torna sulla proposta di chiudere una scuola quando ci sono tre o più casi di persone ammalate contemporaneamente: "Su 1000 studenti, tre può essere un numero basso ma su una scuola che conta 50 alunni, tre casi possono essere sufficienti alla chiusura". Una decisione, quindi, da "valutare caso per caso". La procedura per chiudere le scuole è stata delineata dalla Gelmini ribadendo che il governo sta lavorando ad un programma di contrasto: "Laddove in una scuola si fossero verificati casi di influenza ci sarà un controllo dell'autorità sanitaria, un coinvolgimento del dirigente scolastico e del Comune. Si provvederà solo in quel caso alla chiusura della scuola". Certo è che "non ci sarà un rinvio dell'inizio dell'anno scolastico perché ad oggi si sono verificati solo casi circoscritti di influenza A e quindi non ci sono le motivazioni per un provvedimento così drastico".
Anche a Milano si monitora la situazione: l'assessore alla sanità della Lombardia, Luciano Bresciani ha osservato di persona come in Messico, tra i Paesi più colpiti, la sospensione delle lezioni non abbia arginato le infezioni. "Per decidere di chiudere o meno le scuole bisogna aspettare l'evento quando arriva - ha spiegato - anche perché se chiudiamo gli istituti andiamo a incidere solo su una fascia isolata di pazienti, quelli giovani. Tutti gli altri continuerebbero a infettarsi allo stadio, in treno, ai supermercati eccetera. In Messico chiudere le scuole non è servito a nulla".
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La ringrazio per Blog intiresny
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