Cassintegrato suicida, un'azienda chiama per colloquio ma lui è morto Ieri l'operaio ha accompagnato la figlia all'asilo e poi si è impiccato
BOLOGNA - Un operaio di 44 anni in cassa integrazione si è ucciso venerdì impiccandosi nel garage della propria abitazione a Marmorta di Molinella (Bologna), dove viveva con la moglie - rimasta a sua volta senza lavoro circa un anno fa - e le due figlie di 6 e 13 anni. A scoprire il corpo dell'uomo, originario della provincia di Matera e arrivato in Emilia per lavoro più di dieci anni fa, è stato - assieme al cognato - un vicino di casa, anche lui dipendente in cassa integrazione nella stessa azienda del suicida. «Può essere successo solo per colpa del lavoro, non avevamo nessun altro problema», ha detto ai carabinieri e a «Repubblica» la moglie dell'operaio. «Non doveva farlo, insieme avremmo risolto tutto, avevamo tanti amici».
LA TELEFONATA - L'uomo, M.F., lavorava alla Nuova Renopress di Budrio, azienda che produce ricambi per auto protagonista di una battaglia sindacale che dura dal 2008 e riguarda 106 operai, che nelle settimane scorse hanno raccontato la loro storia a «Rai per una notte» con Michele Santoro. Per guadagnare qualcosa, M.F. cantava di sera in qualche locale della zona, dove organizzava anche il karaoke, e intanto aveva spedito diversi curriculum alle aziende. Proprio venerdì mattina una di queste, riferisce il quotidiano «La Repubblica», ha chiamato a casa dell'operaio per proporre un colloquio; ha risposto un familiare dell'uomo, mentre in casa c'erano già i carabinieri e i sanitari del 118, che hanno potuto solo constatare il decesso.
LA CORDA - Venerdì mattina l'operaio ha accompagnato la figlia più piccola all' asilo, poi è sceso in garage, ha preso una corda che la bimba utilizzava per saltare e giocare e si è impiccato. La moglie in quel momento stava facendo le pulizie da una signora che abita nella stessa via. Secondo i carabinieri l'uomo non avrebbe lasciato messaggi. In ambienti sindacali c'è cautela sull' ipotesi che il suicidio sia stato provocato dalla crisi aziendale. «Sicuramente soffriva, aveva problemi come gli altri operai della Renopress e sicuramente questa situazione non ha aiutato - ha commentato un funzionario Fiom della zona di Budrio, Predo Pucci, a «Il Bologna» - ma ci andiamo con i piedi di piombo, non possiamo dire che è stata la causa scatenante. C'era la cassa a rotazione, lui era ai forni e riusciva a lavorare un po' di più, ma comunque la situazione era pesante. Abbiamo un grande dolore e stiamo in contatto con la famiglia». (Fonte: Ansa)
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