sabato 24 aprile 2010

Balotelli si scusa. Poi parla con Moratti che lo allontana dal ritiro della squadra

MILANO - Le scuse di Balotelli non sono servite: il giocatore dell'Inter ha lasciato il ritiro dell'Inter ad Appiano Gentile in seguito a un colloquio col presidente Massimo Moratti. Lo riporta il sito dell'Inter nel quale è spiegato che «la decisione del presidente è maturata al fine di evitare tensioni in occasione della partita con l'Atalanta». La decisione sarebbe stata presa dal presidente Massimo Moratti in persona, il quale avrebbe maturato questa scelta dopo le tensione degli ultimi giorni culminate con la lettera della Curva Nord, diffusa nel pomeriggio, nella quale i tifosi ufficializzavano la rottura dei rapporti con l'attaccante. Balotelli era stato inserito nella lista dei convocati per l'Atalanta, ma in serata il presidente dell'Inter Massimo Moratti è salito ad Appiano Gentile per cenare con la squadra. Probabilmente in seguito alla lettera della Curva Nord e alle dichiarazioni dell'agente del giocatore, Mino Raiola, al programma radiofonico di Simona Ventura il presidente avrebbe deciso di evitare al ragazzo ulteriori tensioni in uno stadio che potrebbe non vederlo più protagonista con la maglia dell'Inter.SILENZIO STAMPA - Lo stesso Raiola ha spiegato poi a SkySport 24 che «Balotelli non è stato cacciato dal ritiro, chiedete al presidente Moratti e vi confermerà che è così». «Detto questo - ha proseguito - entriamo in silenzio stampa fino a giovedì per rispetto nei confronti del gruppo e della società che devono concentrarsi sugli impegni molto importanti dei prossimi giorni. Sono intervenuto per tutelare Mario e la sua famiglia, è assurdo dire che è stato cacciato dal ritiro. Non voglio fare un caso mediatico in questo momento, rimandiamo tutto per consentire alla squadra di concentrarsi sulle prossime partite».

LE SCUSE - Poche ore prima Mario Balotelli, con un messaggio sul suo sito, si era scusato con tutti e in particolare con i tifosi dell'Inter: «Chiedo scusa a tutti per il mio gesto di martedì sera - aveva scritto -. Quando sono entrato in campo e ho sentito i fischi della gente e le urla dell'allenatore ho perso la testa, non capivo più niente e poi alla fine mi sono tolto la maglia solo per sfogare la mia rabbia. Mi dispiace di non essere riuscito a controllare la tensione e la frustrazione che da mesi mi stanno logorando». «Voglio chiarire che non ce l'ho con i tifosi, tanto meno con quelli della curva. Mi hanno sempre sostenuto anche quando gli altri mi fischiavano. Per loro vorrei che l'Inter potesse vincere tutt. Finché indosserò la maglia dell'Inter farò tutto quello che posso per onorarla. Sto attraversando uno dei momenti più difficili della mia vita, sono esasperato ma ho sbagliato a sfogarmi in quel modo. Ora spero di riuscire a risolvere i problemi che ho con alcuni compagni e con la società con l'aiuto delle persone che mi vogliono bene e del mio procuratore».

FISCHI E APPLAUSI - In mattinata alcuni lo avevano contestato mentre altri lo avevano applaudito e incitato durante l'allenamento ad Appiano Gentile, dove erano comparse l scritte «Balotelli vattene» e volantini preparati dai tifosi con la foto dell'attaccante e un simbolo di divieto d'accesso. Qualche fischio, qualche «Vergognati», ma anche applausi e urla di incitamento «Vai Mario» all'allenamento aperto al pubblico e durato circa un'ora. Per metà seduta Balotelli era stato ignorato dal pubblico. Poi, un suo dribbling e un assist a Milito durante la partitella avevano scatenato i primi applausi a cui altri tifosi avevano risposto fischiando. Al termine dell'allenamento, in risposta agli applausi di un gruppo di sostenitori, l'attaccante aveva calciato verso di loro un paio di palloni. Ma il vice di Mourinho, Beppe Baresi, aveva redarguito Balotelli che era rientrato a testa bassa negli spogliatoi. Lo Special One aveva comunque convocato Balotelli per la partita contro l'Atalanta di sabato (ore 18) a San Siro.

LA LETTERA DEGLI ULTRAS: «NON ESISTI PIÙ» - In una lettera pubblicata in mattinata sul sito della Curva Nord, prima delle scuse di Mario, i sostenitori nerazzurri avevano espresso il proprio pensiero su Balotelli. «Sai bene che i fischi che ti sono piovuti sulla testa da parte di tutto lo stadio non erano il frutto di un tiro sbilenco, di un passaggio sbagliato o di un dribbling mal riuscito, ma della rabbia nel vedere dieci giocatori con la tua stessa maglia sputare sangue inseguendo gli avversari, mentre tu trotterellavi in mezzo al campo». A finire sotto accusa è soprattutto «l'atteggiamento di superiorità» che Balotelli avrebbe tenuto nei confronti dei propri compagni. «Come avresti potuto, tu che ti appresti a diventare il giocatore più forte al mondo e che esulterai solo per un tuo gol nella finale dei Mondiali, sprecare sudore per una squadretta che si sta giocando la semifinale di Champions? Che ci pensassero gli altri a sbattersi! E chi se ne frega se si tratta di campioni, alcuni con quasi il doppio dei tuoi anni, tutti nazionali nei rispettivi Paesi e con alle spalle trionfi di cui oggi tu nemmeno ti puoi sognare». Proseguiva poi lo sfogo degli ultras: «Ti ricorderemo sempre, Mario, ti ricorderemo come il bamboccio che, primo (e, speriamo, ultimo) nella storia, a San Siro, si è permesso di sfilarsi la maglia e di gettarla per terra in segno di spregio. Quella stessa maglia per cui ciascuno di noi spende tempo, denaro e amore per seguirla ovunque e che tu hai avuto la fortuna di indossare. Se la società decidesse di ritirare il numero di maglia, oltre che per meriti sportivi, anche che per chi ha infangato l'immagine del club, il 45 non potrebbe più comparire sulla schiena dei nostri giocatori per i prossimi 200 anni. Ci auguriamo solo che, al termine di questa stagione sportiva assolutamente esaltante comunque vada a finire, quando ci ritroveremo a tributare il dovuto applauso ai protagonisti, tu non abbia l'ardire di presentarti. Per noi non esisti più caro Mario, e con questa nostra, ti diciamo addio».
CORRIERE.IT

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