CONTRATTI: CONFINDUSTRIA, CISL E UIL FIRMANO LA RIFORMA, LA CGIL DICE NO
ROMA - Nuovi contratti al via. Con l'intesa applicativa siglata da Confindustria, Cisl, Uil e Ugl la riforma del modello contrattuale diventa operativa, archiviando definitivamente gli accordi del '93. La riforma parte pero' con lo strappo - annunciato - della Cgil, che ha ribadito con decisione il suo 'no' al nuovo sistema. Il sindacato di Guglielmo Epifani ha confermato le sue ragioni in una lettera consegnata alla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. "L'accordo è un errore, divide i lavoratori e i sindacati in un momento di crisi in cui si dovrebbe rimanere uniti - ha sottolineato il segretario generale - il sistema riduce lo spazio della contrattazione e fa sì che il contratto nazionale non recuperi mai del tutto l'inflazione reale" in più, ha proseguito Epifani, secondo il quale "manca una verifica democratica", perché l'accordo non é stato validato da tutte le organizzazioni e dal voto dei lavoratori.
Di parere opposto invece i leader di Cisl e Uil, convinti che l'intesa avrà successo e funzionerà anche senza la condivisione della Cgil. "Si può andare avanti anche senza la Cgil, non possiamo aspettarli, sarebbe un grave danno per i lavoratori e i sindacati", ha sottolineato il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, che, assieme a Raffaele Bonanni, ha ricordato che quasi un anno fa è stato siglato, senza la firma dell'organizzazione di Epifani, il rinnovo del contratto del commercio. "Quello è un accordo che funziona - ha evidenziato Bonanni - mi pare che nessuno abbia rifiutato i soldi e la nuova legislazione, neanche quelli della Cgil". Soddisfatta anche la numero uno dell'Ugl Renata Polverini, secondo la quale l'accordo permetterà di recuperare il divario tra i salari italiani e quelli europei. Un appello all'unità arriva dalla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, secondo la quale in questo momento di crisi "devono prevalere logiche che ci uniscono".
A Confindustria "dispiace il no della Cgil" anche perché, ha spiegato la presidente, "abbiamo fino all'ultimo cercato di fare il possibile per avere la Cgil al tavolo. Magari potrebbe ripensarci, speriamo sia così". Marcegaglia condivide comunque il giudizio positivo degli altri sindacati, perché l'accordo "va nella direzione degli altri Paesi europei", lega il salario alla produttività e mette un punto fermo su alcune regole affinché i contratti non siano "un momento di conflitto e far west". Le sigle che hanno firmato e Confindustria sono particolarmente soddisfatte della sostituzione dell'indice d'inflazione programmata, come base per calcolare gli aumenti salariali, con l'inflazione previsionale di 3 anni, depurata dalla componente energetica. Se per la Cgil, infatti, i salari saranno ridotti, per tutti gli altri sindacati risulteranno invece più pesanti. Il calcolo dell'inflazione sarà con ogni probabilità affidato all'Isae, considerato Istituto terzo rispetto al governo. Non così però per la Cgil, che ne ricorda invece la dipendenza dal Tesoro.
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