sabato 21 agosto 2010

Il teatro degli orrori

Siamo stanchi delle solite frittate rock italiane, stanchi dello sciatteria culturale che ci propinano le grandi case discografiche, stanchi di tutte le canzoncine che ascoltiamo in radio o "vediamo" in televisione, che durano sempre e soltanto l'arco di una stagione e poi -grazie a dio- non se ne sente più parlare.
ILTEATRO DEGLI ORRORI ha un ambizione più grande. Un quartetto rock bello classico, con una gran voglia di suonare della musica potente ma intrigante, violenta ma dai contenuti romantici, ignorante ma colta, un occhio ai Melvins ed uno a Dylan, un po' Birthday Party e un po' progressive.
Vi sembra poco? O è forse troppo? Ascoltare per credere.
Il Teatro Degli Orrori, il cui nome vorrebbe ispirarsi al Teatro delle Crudeltà di Artodiana memoria (e che per pudore, con questo non coincide), nasce all'inizio del 2005. L'idea di fare un gruppo nuovo di zecca fu inizialmente di Pierpaolo (voce e basso di One Dimensional Man), Gionata (voce e chitarra di Super Elastic Bubble Plastic) e Francesco (dall'estate 2005 alla batteria di One Dimensional Man), che dopo un periodo di prove in tre, decidono di chiedere a Giulio (ex chitarrista di One Dimensional Man) di unirsi alla formazione in qualità di bassista. E' solo a questo punto che la band decide di lavorare assiduamente e di darsi l' obiettivo di realizzare un disco; ma gli impegni di tutti nei confronti del proprio lavoro e dei rispettivi gruppi, rende il percorso di scrittura del nuovo repertorio, lento ed accidentato. E' infatti solo dopo ben due anni di prove, che Il Teatro Degli Orrori entra in studio di registrazione e realizza il suo primo album, "Dell' Impero Delle Tenebre".Registrato e mixato dallo stesso Giulio al Blocco A di Padova e al Natural Head Quarter di Ferrara nei mesi di Novembre/Dicembre 2006 e Gennaio 2007, il disco esce il 6 Aprile per l'editore Tempesta e viene distribuito da Venus. 12 tracce di rock moderno ed alternativo, con un occhio agli amori di sempre -Scratch Acid, Jesus Lizard, Birthday Party- l'altro alla tradizione cantautorale italiana, fanno di questo disco qualcosa di inedito: asprezze e dissonanze accompagnate da un cantato in italiano che aspira a possedere una poetica propria. Musica non per i piedi. Musica per il cervello.
"Ecco l'angoscia umana in cui lo spettatore dovrà trovarsi uscendo dal nostro teatro. Egli sarà scosso e sconvolto dal dinamismo interno dello spettacolo che si svolgerà sotto i suoi occhi. E tale dinamismo sarà in diretta relazione con le angosce e le preoccupazioni di tutta la sua vita. Tale è la fatalità che noi evochiamo, e lo spettacolo sarà questa stessa fatalità. L'illusione che cerchiamo di suscitare non si fonderà sulla maggiore o minore verosimiglianza dell'azione, ma sulla forza comunicativa e la realtà di questa azione.
Ogni spettacolo diventerà in questo modo una sorta di avvenimento. Bisogna che lo spettatore abbia la sensazione che davanti a lui si rappresenta una scena della sua stessa esistenza, una scena veramente capitale. Chiediamo insomma al nostro pubblico un'adesione intima e profonda. La discrezione non fa per noi. Ad ogni allestimento di spettacolo è per noi in gioco una partita grave. Se non saremo decisi a portare fino alle ultime conseguenze i nostri principi, penseremo che non varrà la pena di giocare la partita. Lo spettatore che viene da noi saprà di venire a sottoporsi ad una vera e propria operazione, dove non solo è in gioco il suo spirito, ma i suoi sensi e la sua carne. Se non fossimo persuasi di colpirlo il più gravemente possibile, ci riterremmo impari al nostro compito più assoluto.
"EGLI DEVE ESSERE BEN CONVINTO CHE SIAMO CAPACI DI FARLO GRIDARE".
Antonin Artaud, "Il teatro e il suo doppio", Einaudi PBE 1978, p.ne 8/9.

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giovedì 19 agosto 2010

fiorentina Una Viola nera. «Galdiolo malato»

L'annuncio della famiglia: «Giancarlo Galdiolo, 62 anni, ex giocatore della Fiorentina degli anni Settanta, è gravemente ammalato»
FIRENZE - No, lui no, il più forte di quella Fiorentina degli anni settanta che oggi sembra maledetta. Un fisico da far paura, una vera roccia, uno che era soprannominato non a caso «badile» e solo dai compagni «Pappa», per via di una vaga somiglianza con Pappagone (Peppino De Filippo), eroe televisivo di quel periodo. Giancarlo Galdiolo, 62 anni il prossimo novembre, è malato, molto malato. Se ne parlava da qualche mese, gli amici sapevano tutto e tacevano, ma ormai la voce correva troppo e allora la famiglia ha deciso di fare chiarezza convocando per lunedì prossimo una conferenza stampa alla Blu Clinic di Bagno a Ripoli per spiegare la situazione a tutti quelli, e sono davvero tanti, che vogliono bene al vecchio capitano viola. Si parla di Sla, ma mancano conferme ufficiali e nemmeno interessa averne in un momento come questo di grande tristezza. Negli ultimi anni alcuni giocatori della Fiorentina degli anni Settanta e Ottanta si sono ammalati, alcuni di questi sono morti, tanto che la procura aveva aperto un’inchiesta per eliminare i sospetti di doping. La vicenda si è conclusa con l’archiviazione.
Dalla Romagna scenderanno in Toscana i tre figli Alberto, Eleonora e Alessandro, mentre la moglie Maria Rosa resterà a Forlì accanto a Giancarlo, che sta soffrendo in un letto. Tutto è precipitato nello scorso gennaio, all'improvviso, senza nessuna avvisaglia. Fino a quel momento la vita di Galdiolo era stata infatti piena come sempre di sport (segue una squadra giovanile) e di attività varie. Ogni tanto un salto a Pontassieve dal suo storico dentista, che era poi solo una scusa per rivedere la sua Firenze e tuffarsi così nel passato di storie che oggi si tingono ancora di più di giallo. Galdiolo è stato infatti compagno di squadra degli scomparsi Mattolini, Longoni, Beatrice, Ferrante e Saltutti (su questi ultimi tre c'è stata un'inchiesta), tutti morti per cause diverse, ma che è impossibile non collegare tra loro nella disgrazia. E ha giocato anche con Caso, Antognoni e De Sisti, che hanno in qualche modo superato gravissimi problemi di salute. Insomma, una vera e propria maledizione che ora non risparmia uno degli atleti più generosi che abbiano mai vestito la maglia viola. Dieci anni a Firenze, con 229 presenze e appena 3 gol, ma uno memorabile, su punizione. Era il 31 dicembre 1977, la Fiorentina penultima in classifica batteva il Napoli e si rimetteva in carreggiata. Ha vinto una Coppa Italia e una Coppa italo-inglese, ma ha soprattutto partecipato a due delle più incredibili salvezze della Fiorentina, quella del 1971 e quella appunto del 1978, conquistata con un soffertissimo pareggio interno contro il Genoa.

Memorabili i suoi duelli con Riva, Boninsegna e Prati, fermati con le buone o con le cattive, anche perché senza troppe telecamere a far vedere tutto era più facile ricorrere a certi trucchi del mestiere. E' sempre però stato considerato uno duro, ma corretto, un difensore che non ricorreva a provocazioni o particolari cattiverie. Col passare degli anni, Galdiolo è diventato la chioccia dei più giovani, aiutando l'inserimento dei tanti promettenti ragazzi del settore giovanile. Come Moreno Roggi, che ora sta seguendo l'amico con l'associazione degli ex viola e che è salito spesso a Forlì trovando ogni volta una situazione sempre più grave. «Una cosa è certa - ha dichiarato Roggi - qualunque cosa succeda, non lasceremo mai solo Giancarlo neanche per un minuto».
corriere.it

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mercoledì 18 agosto 2010

Le sfide folli con la morte in palio

Ci sono tanti modi per morire. Quest’estate se ne sono inventati di nuovi: dentro una sauna a 110 gradi, partecipando a campionati mondiali per premiare chi resiste di più, oppure saltando di notte da un balcone di un albergo, a Maiorca e a Ibiza, per vedere se si riesce a centrare la piscina quattro piani sotto. La regola è dura, ma forse non compresa fino in fondo dai partecipanti: chi sbaglia paga con la vita. Finora è già successo a quattro adolescenti. Giovani che, a tarda notte e a festa finita, hanno provato a fare l’ultimo “colpo”, forse per colpire le ragazze. Oppure così, tanto per farlo, “per vedere l’effetto che fa”, come cantava Enzo Jannacci. Mai come in questi casi, giochi finiti in tragedia. Di modi assurdi per uscire definitivamente di scena, in modo spesso inconsapevole, l’uomo ne ha inventati molti. IL PRETE VOLATO IN CIELO - In testa a questa classifica tragica e assurda è volato un paio d’anni fa Antonio De Carlis, prete brasiliano che, attaccato a mille palloncini colorati, non ha più fatto ritorno sulla terra, almeno quella ferma: il suo corpo è stato trovato in oceano da un rimorchiatore, 100 km al largo dalla costa di Rio De Janeiro. “Un prete nel cielo per aiutare i camionisti” era lo slogan che lanciava la sua impresa di entrare nel guinnes dei primati per “durata di “volo coi palloncini”. La performance era infatti finalizzata a raccogliere fondi per l’associazione “Pastoral Carrettera”, che padre Antonio aveva fondato per assistere i guidatori brasiliani di Tir. Era partito da Paranagua, nello stato di Paranà nel sud del Brasile, per arrivare a Dourados, Mato Grosso, vicino al Paraguay. Ha calcolato male la direzione dei venti ed è volato in cielo non come voleva. Le ricerche sono iniziate subito: dopo tre giorni hanno trovato i palloncini, dopo più di due mesi lui.

I CAMPIONI DELLA MORTE INCONSAPEVOLE - La vita è una gara a eliminazione alla quale, inevitabilmente, tutti partecipano. Montaigne diceva che per giudicare un uomo bisogna aspettare e vedere come muore. Ci sono state infatti delle fini che hanno riscattato un’intera esistenza, e casi esattamente opposti. Ma provare a sovvertire le regole, senza probabilmente
rendersene conto, è un’attrazione che nessuno sa bene spiegare fino in fondo. L’adolescenza, con la sua dose abbondante di incoscienza e di scarsa cognizione del tempo, spinge a mettere a repentaglio la pelle, quasi sempre senza capirlo: difficile immaginare un settantenne fare il salto dal balcone a Ibiza, a meno che non voglia mancare la piscina di proposito. Stupire la ragazza, spaventare la mamma, disobbedire al padre, conquistare il gruppo. Forse è nella miscela di questi elementi che un ragazzo sente la spinta per staccare i piedi dalla balaustra. I campioni della morte “inconsapevole”, salvo eccezioni, sono sempre giovani maschi, protagonisti di combattimenti su auto e moto per spingersi più vicino possibile alla morte e frenare appena prima, per collaudare una capacità virile che dovrebbe dare accesso a quello che si crede un mondo adulto, “dove si sbaglia da professionisti”. Diverso sicuramente il caso del “campione di sauna” russo che è morto bollito dal caldo umido a 60 anni suonati. Lì non c’era sicuramente nessun rito iniziatico da compiere e il mistero del perché sia finito così resta fitto.

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lunedì 16 agosto 2010

La popstar confessa: "Ero sieropositiva e l'ho infettato"

La popstar confessa: "Ero sieropositiva e l'ho infettato" - La cantante Benaissa ammette di avere coinvolto almeno 5 uomini in rapporti non protetti, pur sapendo di essere malata. Almeno uno è rimasto contagiato
La popstar confessa: "Ero sieropositiva e l'ho infettato"
Notizia del 16 agosto 2010 - 15:00
La cantante Benaissa ammette di avere coinvolto almeno 5 uomini in rapporti non protetti, pur sapendo di essere malata. Almeno uno è rimasto contagiato
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La popstar tedesca Nadja Benaissa del gruppo No-Angels si è dichiarata colpevole di aver infettato consapevolmente i propri partner con rapporti non protetti. La cantante 28enne ha reso la sua confessione all'apertura del processo intentato contro di lei a Darmstadt, in Germania. La donna ha ammesso di aver coinvolto i suoi partner in rapporti non protetti, pur sapendo di essere sieropositiva, senza informarli. «Mi dispiace di tutto cuore», ha dichiarato. Secondo l'accusa (lesioni personali aggravate), Nadja avrebbe avuto rapporti non protetti con cinque uomini, almeno uno di loro, nel 2004, è rimasto contagiato, ed è tra quanti hanno denunciato la cantante. Negli altri quattro casi, dove il contagio non è avvenuto, la denuncia è per tentate lesioni personali aggravate.Nadja rischia ora fino a dieci anni di carcere. La donna aveva appreso di essere sieropositiva in occasione di un test di gravidanza effettuato nel 1999, quanto aveva solo 17 anni. «Sono rimasta completamente stupefatta», ha detto. Giunta alla celebrità nel 2000 quando il suo gruppo ha vinto il talent show tedesco Popstar, Benaissa ha venduto 5 milioni di dischi con le altre ragazze della band. La giovane cantante, figlia di un marocchino e di una tedesca di origine rom, è stata arrestata nell'aprile 2009 mentre stava per salire sul palco di un nightclub di Francoforte ed è rimasta in custodia cautelare per dieci giorni.

Nadja è madre di una bambina di 11 anni e si è guadagnata molte simpatie fra il pubblico quando lo scorso novembre si è presentata a una serata di beneficienza per l'Aids a Berlino ed è salita sul podio dicendo semplicemente: «Il mio nome è Nadja Benaissa, ho 27 anni, ho una figlia e sono sieropositiva». Al processo sono state chiamate a testimoniare anche le altre ragazze della band "No Angels": Sandy Moelling, Jessica Wahls e Lucy Diakowska.
di Libero News

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Scandalo alle Olimpiadi della Gioventù: l'Iran evita di incontrare Israele

MILANO - Dovevano essere i giochi che avrebbero educato i giovani alla via della pace. Invece hanno riprodotti tutti i difetti dei tradizionali Giochi olimpici. Se non peggio. La prima edizione delle Olimpiadi della Gioventù, competizione organizzata dal Cio per i ragazzi di età compresa tra i 14 e i 18 anni, apertasi il 14 agosto a Singapore e che terminerà il prossimo 26 agosto, è stata travolta da un vero e proprio scandalo diplomaticoLO SCANDALO - Protagonisti della vicenda due Paesi che sono ai ferri corti sullo scacchiere internazionale, vale a dire Israele e Iran. Mohammad Soleimani, iraniano, è una vera promessa del taekwondo. Tanto che riesce a vincere facilmente i combattimenti preliminari fino alla finale, dove però avrebbe dovuto incontrare l'israeliano Gili Haimovitz. Soleimani è il favorito: ma poco prima della gara per il titolo c'è un colpo di scena. L'atleta iraniano non si presenta, ufficialmente per un infortunio. Medaglia d'oro all'israeliano che vince senza combattere. Un infortunio diplomatico, per evitare un confronto con un'atleta di un paese odiato? C'è il sospetto. Che diventa certezza qualche minuto dopo, al momento della premiazione che doveva assegnare l'oro a Haimovitz e l'argento a Soleimani. Che però non si presenta: ufficialmente per un ricovero d'urgenza in ospedale, in realtà per evitare al suo Paese «l'umiliazione» di dover guardare dal basso in alto un atleta israeliano, mentre la bandiera iraniana veniva sovrastata da quella con la stella di David, secondo il cerimoniale olimpico. C'era da che mettere in imbarazzo il Cio che così preferiva non commentare, mentre la federazione internazionale di taekwondo si limitava a render noto un laconico comunicato in cui si diceva semplicemente che Soleimani si era ritirato dalla finale. Troppo poco per giustificare una scelta che ha il sapore del razzismo. A Singapore sul campo avrà forse vinto Israele. Ciò che è sicuro è che ha perso tutto lo sport.
corriere.it

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Musica: tentato linciaggio per la cantante Tila Tequila su un palco dell'Illinois

MILANO - Vero e proprio tentativo di linciaggio nei confronti della cantante statunitense Tila Tequila durante un festival musicale underground in Illinois. Evidentemente non proprio l'ambiente adatto per la cantante di orgine vietnamita, in verità diventata celebre più che altro per un reality di Mtv «A Shot at Love with Tila Tequila» in cui lei, dichiaratamente bisessuale, doveva scegliere tra 16 ragazze e 16 ragazzi il suo partner ideale. A un certo punto dell'esibizione infatti gran parte del pubblico ha cominciato a lanciarle pietre e bottiglie di birra, seguita da feci ed urina presa dai bagni chimici. I lanci raggiungevano in alcuni casi il bersaglio colpendola anche al volto.LA FUGA - Tila Tequila è così scappata dall'assalto della folla inferocita (circa 2000 persone) e si è rinchiusa in una roulotte. «Queste persone cercavano di uccidermi. Dopo l’ultimo colpo in testa, la mia guardia del corpo e altri tipi della security mi hanno preso e portata di corsa alla mia roulotte. La loro security fa schifo e 2.000 persone ci sono corse dietro per cercare di uccidermi» ha dichiarato la cantante al sito statunitense Tmz. Tila Tequila si sarebbe poi barricata all'interno della roulotte fino all'arrivo della polizia che l'ha tratta in salvo.
corriere.it

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venerdì 13 agosto 2010

Bruce Lee

Bruce Jun Fan Lee (cinese tradizionale 李小龍, in pinyin Lǐ Xiǎolóng; San Francisco, 27 novembre 1940 – Hong Kong, 20 luglio 1973) è stato un attore e artista marziale statunitense.

Nato a San Francisco e cresciuto ad Hong Kong, Lee è l'attore più ricordato per la presentazione delle arti marziali cinesi al mondo non cinese. I suoi film, prodotti ad Hong Kong e ad Hollywood, elevarono ad un nuovo livello di popolarità e gradimento le pellicole di arti marziali, facendo aumentare per la prima volta ed improvvisamente anche l'interesse per questo tipo di discipline in Occidente. La direzione ed il tono delle sue opere influenzarono profondamente i film di arti marziali di Hong Kong, che fino ad allora mostravano più un senso teatrale che realistico delle scene.

Lee divenne un'icona soprattutto per i cinesi, come ritratto dell'orgoglio nazionale e per alcuni tratti nazionalistici presenti nei suoi film. Alcuni videro Lee come un modello per acquisire un corpo forte ed efficiente ed un altissimo livello di benessere fisico, sviluppando allo stesso tempo destrezza nel combattimento corpo a corpo. Nonostante il contenuto violento dei suoi film, Bruce in realtà era una persona pacifica e fermamente contraria all'uso delle arti marziali come metodo di offesa e supremazia.

Nell'occasione di quello che sarebbe stato il suo 65° compleanno (novembre 2005), una statua commemorativa è stata posata sull'Avenue of the Stars a Kowloon, in sua memoria. Nonché memoria di colui che è stato votato "Star of the Century" dagli addetti ai lavori del mondo del cinema di Hong Kong. Nel 1993 è stato anche onorato con una stella sulla Hollywood Walk of Fame a Los AngelesBiografia
Nascita

Bruce Lee nacque nell'ora mattutina del drago, fra le 5.59 – 8.00 nell'anno del drago; il 27 novembre 1940, al Jackson Street Hospital nella Chinatown di San Francisco, Stati Uniti. Penultimo di 5 figli Phoebe, Agnes, Robert, Bruce appunto e Peter il minore, gli venne dato un nome femminile per scacciare gli eventuali spiriti maligni che l'avrebbero portato via. Suo padre, Li Hoi-Chuen (李海泉), era cinese, mentre sua madre Grace di origine euroasiatica (per metà tedesca), e cattolica. I genitori di Lee tornarono ad Hong Kong con il neonato Bruce, quando aveva appena tre mesi.
Educazione e famiglia

All'età di 12 anni Lee entrò al La Salle College (scuola per ragazzi cattolici). Successivamente frequentò il S. Francis Xavier's College, finché un giorno, da quello che doveva essere esclusivamente un confronto fra tecniche, Bruce, dopo aver ricevuto un pugno si imbestialì, picchiando un ragazzo bianco. La madre del tizio denunciò il fatto alle autorità. La pessima piega intrapresa, poi, nonché la scarsissima voglia di applicarsi nello studio, e non per ultimo il rischio che potesse rovinare la reputazione della famiglia, medio-borghese, furono tutti elementi decisivi affinché si decidesse di allontanarlo. La famiglia decise così di mandarlo a vivere da un vecchio amico del padre, negli Stati Uniti. Tutto ciò che il giovane Lee ricevette prima di imbarcarsi furono 100 dollari. Fu così che Bruce partì; con un titolo di campione 'interscolastico' di boxe, e uno di campione di cha cha cha di Hong Kong. Ma dopo un breve periodo vissuto a San Francisco si trasferì a Seattle, dove lavorò come cameriere presso Ruby Chow, altro amico del padre. Nel '62 riuscì a terminare la sua formazione di scuola superiore a Seattle, dove ricevette il diploma alla Edison Technical School. Si iscrisse così all'Università del Washington, alla facoltà di filosofia, ma abbandonò gli studi al penultimo anno. Ed è li che conoscerà Linda Emery che sposerà poi, nell'agosto del 1964, in una piccola chiesa protestante. I due ebbero due figli: Brandon e Shannon Lee, nati rispettivamente nel '65 e '69.
Nomi

Inizialmente la madre chiamò il piccolo Li Yuen Kam (李炫金; Pinyin: Lǐ Xuànjīn). Questo nome sarà poi abbandonato, a causa di un contrasto con il nome di suo nonno, e sostituito con Jun Fan (振藩; Pinyin: Zhènfán), che significa letteralmente "protettore di San Francisco". Alla nascita, gli fu inoltre aggiunto il nome inglese dalla dottoressa Mary Glover. I Li non avevano pensato ad un nome inglese per il bambino, quindi convennero con la dottoressa. Nonostante ciò, il nome "Bruce" non fu mai utilizzato all'interno della famiglia, fin quando Bruce non s'iscrisse al La Salle college. Inoltre a Bruce fu donato anche un nome femminile, Sai Fung (細鳳, letteralmente "piccola fenice"), usato soprattutto nella sua infanzia.

Un ulteriore nome datogli fu Li Xiao Long (李小龍; Pinyin: Lǐ Xiǎolóng), letteralmente "piccolo drago", in quanto nato appunto nell'ora e nell'anno cinese del drago. Questo nomignolo ne sottolineava il carattere esuberante, che durante l'infanzia trascorsa ad Hong Kong lo porta appunto a scontrarsi con la piccola criminalità giovanile. Fino a quando un giorno, ferito in una rissa, chiese esplicitamente ai genitori di poter imparare a difendersi per bene. La scelta cadde sulla prestigiosa scuola di Wing Chun il cui maestro era Yip Man, con cui studiò per quattro anni. Da allora Bruce non abbandonò più lo studio delle arti marziali.
Kung Fu Wing Chun

Anche se l'introduzione di Bruce Lee nel campo delle arti marziali si crede sia dovuta alla trasmissione paterna, in realtà Lee non studiò mai il Tai Chi (appunto trasmesso di padre in figlio) seriamente. Era uno stile che non si confaceva assolutamente alle sue caratteristiche peculiari, prima fra le quali la sua incredibile velocità (il Tai Chi ha invece movimenti estremamente lenti). Da lui imparò i concetti fondamentali di questa antica arte, che viene generalmente esercitata per mantenere una certa tonicità muscolare. Lee studiò assiduamente Kung Fu nello stile Wing Chun con sifu (Yip Man), collaboratore ed amico di Wu ta-Ch'i (maestro di Tai Chi). All'inizio, gli studi di Bruce con Yip Man furono affidati a William Cheung, studente di Man, per poi continuare fino ai diciotto anni nel 1959, anno in cui partì per gli Stati Uniti. Come molte scuole di arti marziali cinesi di quel tempo, nel corso di sifu Man si insegnava a studenti di rango elevato. Uno degli studenti di maggior livello fu Wong Shun-Leung. Si ritiene che Wong abbia avuto una grande influenza sull'allenamento di Lee. Bruce in realtà era attratto da qualsiasi disciplina da combattimento, tanto che si allenò anche nel pugilato occidentale, vincendo nel 1958 il titolo interscolastico di boxe. Batté il tre volte campione Gary Elms con un K.O. al terzo round. Ma prima di arrivare in finale contro Elms, Lee, aveva battuto tre pugili al primo round. Imparò anche rudimenti di scherma occidentale dal fratello minore Peter Li, che all'epoca era campione di scherma. Questo approccio a 360° distinse via via sempre più Lee da ogni altro praticante di arti marziali, tanto che nel 1966, decise di dare un nome al suo 'stile senza stile': Jeet Kune Do.
Campionato internazionale di Long Beach del 1964

Danny Lee, aveva presentato Bruce ad Ed poco tempo prima, ed entrambi erano convinti, viste le eccezionali capacità di Bruce, che in futuro potesse lavorare in tv e al cinema. Parker sapeva che al torneo sarebbero stati presenti anche produttori, fu così che decise di filmare la dimostrazione di Bruce. Lee si esibì così nel primo Campionato internazionale di karate, tenutosi a Long Beach il 2 agosto del 1964, ed il filmino 'finì' nelle mani di William Dozier, produttore di Batman e Robin. L'esibizione incluse varie dimostrazioni, tra le quali le famose flessioni su sole due dita di una mano (pollice ed indice). Nello stesso evento si esibì anche nel suo incredibile "pugno a un pollice" (one inch punch).[1] Bruce creò scalpore, con questa dimostrazione, per l'impressionante potenza che riusciva ad imprimere al colpo senza apparente sforzo. Molte fonti riportano che uno dei segreti dell'one inch punch stia nello scatto finale all'insù del pugno, si tratta invece di pura e semplice fisica applicata, ovvero il principio secondo cui un oggetto che ruota in modo che i suoi estremi abbiano velocità lineare costante ha maggiore velocità di rotazione quanto più ridotte sono le sue dimensioni, come specificato dallo stesso Lee nei suoi appunti.

L'azione è la seguente: un volontario si offre e si posiziona frontalmente, in piedi, reggendo con le mani un piccolo cuscinetto protettivo all'altezza del plesso solare, per proteggere (quanto possibile), il punto dove il pugno andrà ad impattare. Lee si posiziona trasversalmente, con il piede sinistro arretrato che poggia sui soli metatarsi. L'azione è fulminea, esplosiva, ed è tutta qua la spiegazione della straordinaria potenza di Lee. Bruce in una frazione di secondo imprime spinta e rotazione che si propagano attraverso l'intera linea del corpo: dalla gamba arretrata, ai fianchi, al torso, alla spalla, fino all'estensione fulminea finale del braccio. Il corpo fa perno unicamente sul piede avanzato, il destro. La potenza che ne scaturisce dipende unicamente dall'abilità del praticante.

Lee nonostante a quel tempo pesasse pressappoco 60 kg, sferrava questo pugno con una potenza devastante, scaraventando spesso all'indietro o a terra il volontario. Uno dei volontari fu Bob Baker (il russo di Fist of Fury) di Stockton, California; divenuto poi suo grande amico, chiese a Bruce di non fare più questo tipo di dimostrazione, e ricorda: «Dopo quella dimostrazione dovetti restare a casa: non andai a lavorare, poiché il dolore nel mio petto era insopportabile»[2]. In occasione della dimostrazione di Long Beach, Lee conobbe anche il campione di karate Chuck Norris, che come si evince dal personale diario di allenamento di Lee, prese da Bruce lezioni a cavallo fra il '68 ed il '69. Norris riferì più volte: «quando ti allenavi con lui, comprendevi quanto la tua preparazione fosse limitata».
Campionato internazionale di Long Beach del 1967

Bruce Lee fece la sua apparizione anche al Campionato internazionale di Long Beach del 1967 (30 luglio) e si esibì in diverse dimostrazioni, incluso il famoso «pugno inarrestabile» con il campione del mondo di karate USA Vic Moore. Bruce annunciò a Vic Moore che gli avrebbe tirato un pugno dritto in faccia e tutto quello che doveva fare Moore era bloccarlo. Lee fece diversi passi indietro e chiese a Moore se fosse pronto. Quando Moore annuì, Bruce scattò verso di lui finché non fu all'interno del raggio sufficiente per colpire. Poi tirò un pugno direttamente al volto di Moore e si fermò prima dell'impatto. In otto tentativi, Moore non riuscì a bloccarne neanche uno.
Jeet Kune Do

Nel diario di Lee, pagina dell'8 gennaio 1967, per la prima volta compare il nome Jeet Kune Do come appellativo dato al suo stile.
Inoltre, nel serial televisivo che aprì la stagione del 1971 (Longstreet), James Franciscus, protagonista della serie, in uno degli episodi chiese a Lee: "Come chiami ciò che stai facendo?" e Bruce spiegò a Franciscus che il nome dato al suo personale approccio alle arti marziali, era: Jeet Kune Do.
Abilità e problemi
Efficienza fisica

Bruce Lee si rese conto che diversi praticanti di arti marziali dell'epoca non impiegavano abbastanza tempo per lo sviluppo della propria condizione fisica. Al contrario, Lee incluse nel suo allenamento tutti gli elementi di fitness, forza e resistenza muscolare, resistenza cardiovascolare e flessibilità. Utilizzò le tecniche tradizionali del culturismo per scolpire e aumentare la massa muscolare. Tuttavia, fu sempre attento nel sottolineare quanto la preparazione mentale e spirituale fossero fondamentali per il successo dell'allenamento fisico e nella pratica delle arti marziali. Nel suo libro Tao of Jeet Kune Do scrisse: L'allenamento è una delle fasi più trascurate dagli atleti. Troppo tempo è dedicato allo sviluppo della pratica e troppo poco allo sviluppo della persona nella pratica di quest'arte. Jeet Kune Do, sostanzialmente, non è una materia dalle tecniche banali ma di alto sviluppo mentale e fisico.

Il programma di sollevamento pesi a cui Lee fece riferimento durante il suo soggiorno ad Hong Kong nel 1965, a soli ventiquattro anni, diede molto vigore alle sue braccia. A quel tempo poteva sollevare con le braccia da 30 a 35 kg per tre serie da otto ripetizioni, insieme ad altri tipi di esercizi, come piegamenti, flessioni ed altri ancora. Le ripetizioni che effettuava a quel tempo erano da sei a dodici per esercizio. Nonostante lo scopo principale di quest'allenamento fosse aumentare la velocità della contrazione e della distensione muscolare, per massimizzare la propria abilità fisica, Lee praticò diverse tipologie di allenamenti ed esercizi, tra cui lo Skipping, che effettivamente servì al suo obiettivo di allenamento e di body building.

Lee credeva che quello dei muscoli addominali fosse uno dei più importanti gruppi muscolari per i praticanti di arti marziali, poiché quasi ogni movimento richiede un certo grado di lavoro addominale. Per di più, gli addominali sono come un guscio che protegge le costole e gli organi vitali. Si allenava dunque ogni mattina dalle 7.00 alle 9.00, praticando esercizio addominale, di flessibilità, sessioni di corsa, per poi riprendere dalle 11.00 alle 12.00. Lee allenava spesso la propria resistenza andando in bicicletta. Un tipico esercizio era correre per una distanza da due a sei miglia in un tempo dai 15 ai 45 minuti, durante il quale variava la sua velocità e con intervalli da 3-5 minuti. Lee percorreva l'equivalente di 10 miglia in 45 minuti di bicicletta. Qualche volta, dopo essere andato in bicicletta, si esercitava con la corda. Spesso faceva anche esercizi per temprare la pelle delle sue mani, tra cui lo spingerle di forza in secchi colmi di pietre e ghiaia.
Fisico

Con il suo continuo dedicarsi al fitness, Bruce riuscì ad avere un fisico ammirato da alcuni dei più importanti nomi della comunità di culturismo. Joe Weider, il fondatore di Mr. Olympia, parlò del fisico di Bruce come «il più definito che io abbia mai visto». Alcuni importanti culturisti hanno indicato Lee come la maggiore influenza sulle loro carriere, inclusi Flex Wheeler, Shawn Ray, Rachel McClish, Lou Ferrigno, Lee Haney, Lenda Murray e il sei volte campione di Mr. Olympia, Dorian Yates. Anche Arnold Schwarzenegger fu influenzato da Bruce, e disse del suo corpo: «Bruce Lee aveva… Voglio dire… Un fisico molto definito. Aveva pochissimo grasso corporeo. Voglio dire, probabilmente aveva uno dei più bassi totali di grasso corporeo di ogni atleta. E credo che è per questo che sembrava così incredibile». Un dottore che una volta conobbe Lee affermò che era «muscoloso come uno scoiattolo e animoso come un cavallo». È risaputo che Lee, nella sua vita, aveva collezionato più di centoquaranta libri sul culturismo, sull'allenamento con i pesi, e la fisiologia. Al fine di allenare specifici gruppi di muscoli, egli creò anche parecchi progetti originali per la sua attrezzatura personale, ed il suo amico George Lee gliele costruì, con le apposite specificazioni.
Prestazioni fisiche

La sua preparazione fisica fece sì che fosse capace di esibirsi in alcune eccezionali prestazioni. La lista seguente parla delle prestazioni che sono documentate e supportate da fonti affidabili.

* La velocità di estensione del pugno di Lee nel colpire da un metro di distanza, raggiunse i cinque centesimi di secondo[3].
* In alcune dimostrazioni, grazie al “pugno a un pollice”, Bruce riuscì a scaraventare all'indietro il volontario anche per alcuni metri[4].
* Bruce riusciva a fare difficili piegamenti sulle braccia usando i soli pollici come punto di appoggio, a braccia protese in avanti (invece che nella postura classica a 'croce'). [5]. In più, celeberrimi sono i piegamenti che riusciva ad effettuare con il solo braccio destro, poggiando l'intero peso del corpo sulle punte dei piedi e su pollice ed indice della mano destra. Un esercizio questo che incluse nella sua dimostrazione a Long Beach nel 1964.
* Bruce poteva mantenere un'elevata posizione a “v” per circa trenta minuti[6]
* In un film che è stato doppiato Dragon Flag, Bruce alza le gambe con le sue sole spalle restando sul margine di una panchina e sospendendo le sue gambe e il torso perfettamente in orizzontale a mezz'aria[7].
* Bruce Lee era in grado di reggere un bilanciere con un carico di 35 kg tenendolo perfettamente diritto davanti a se con le braccia tese.

Problemi

Bruce Lee cercò sempre di migliorarsi, sia dal punto di vista mentale che fisico. Si allenava sei giorni su sette, dedicando spesso la domenica a sedute di pugilato. Ogni qualvolta raggiungeva un livello, se ne prefiggeva uno ancora più alto. Ma il 13 agosto del 1970, a causa di un errato preriscaldamento dei muscoli in un allenamento di sollevamento pesi, subì un grave infortunio: gli esami clinici mostrarono un serio stiramento al quarto nervo sacrale, nella parte inferiore della schiena. I medici consigliarono a Lee di restare a letto tutto il giorno per un periodo di almeno sei mesi. Inoltre annunciarono fermamente che non avrebbe più potuto praticare arti marziali. Lee osservò scrupolosamente il riposo, ma non riusciva ad impedirsi di pensare. Chiese così a Linda di comprargli dei contenitori e dei cartoncini. Li riempì con una gran mole di appunti, che costituiscono per la maggiore il materiale contenuto nei libri scritti da John Little che, come ha sostenuto egli stesso, non apportò modifiche personali a nessuno degli scritti, ma solo li riordinò in modo coerente. Dopo un certo periodo di riposo in cui si spostava soltanto fra il letto e la scrivania, Lee decise di iniziare a tastare nuovamente e progressivamente il terreno. Aveva precedentemente acquistato, soprattutto in Canada, una gran mole di libri che trattavano un po' di tutto: dalle religioni alla riabilitazione, alla filosofia e a qualsiasi arte da combattimento. Non era tipo da lasciarsi abbattere, e se non poté allenare il suo corpo, almeno allenò la mente. In questo lasso di tempo, che rappresenta sicuramente il periodo più buio nella vita di Bruce, progredì moltissimo nella comprensione e nell'approccio alle arti marziali, tanto che quando si fu rimesso risultò ancora più in gamba di prima. Restò molto colpito nelle sue letture dalla filosofia e dagli scritti di Jiddu Krishnamurti. Egli sosteneva che la verità si trova all'interno di ciascun individuo, e che solo con la contemplazione di sé stessi è possibile trovare un motivo per andare avanti, nonché la fiducia in sé stessi. Nell'arco dei successivi sei mesi, Lee riuscì a recuperare la sua agilità e velocità, oltre alla sua potenza; nonostante ciò, la zona lesionata continuò a tormentarlo fino alla morte, che arriverà purtroppo precoce e inaspettata.
Attore
Debutto cinematografico
Un dipinto su muro raffigurante Bruce Lee

Il suo debutto nel mondo cinematografico Hong Kong avvenne molto presto: aveva addirittura solo tre mesi d'età quando fu scelto per il ruolo del neonato nel film Golden Gate Girl (1941). Fra i sei ed i diciassette anni partecipò a ben sedici pellicole, anche se il primo film di un certo riguardo lo interpretò a diciotto anni: si tratta di The Orphan (Ren hai gu hong, 1958, ma distribuito solo due anni più tardi), un film che tratta l'argomento della criminalità giovanile.

Mentre Bruce era negli Stati Uniti abbandonò ogni idea di un film sulle arti marziali. Tuttavia, il produttore di “Batman”, William Dozier, quando il suo parrucchiere gli raccomandò Bruce Lee dopo aver visto la sua dimostrazione nel torneo “Long beach karate” del 1964, lo invitò per un'audizione, durante la quale impressionò il produttore con le sue dimostrazioni veloci sulle arti marziali e si aggiudicò un posto interpretando Kato accanto a Van Williams nella serie TV Il calabrone verde. Lo spettacolo sarebbe durato solo per una stagione (1966-1967). Interpretò Kato anche in tre episodi della serie “Batman” che era prodotta dalla stessa compagnia del Calabrone verde. La serie non ebbe grande successo in patria e ne venne girata una sola stagione (26 episodi).

Seguirono apparizioni da caratterista nelle serie televisive: Ironside e Here come the brides. Nel 1969 Lee fece anche la sua prima apparizione in un film americano: L'investigatore Marlowe. Dove interpreta il ruolo di un killer assunto per intimidire il detective privato Philip Marlowe. Nel 1971 apparve in quattro episodi della serie TV Longstreet, nella quale interpretava l'istruttore di arti marziali del personaggio che da il nome alla serie: Mike Longstreet. Bruce ebbe anche l'idea di una sua serie televisiva chiamata Messaggi da forze sconosciute. L'idea di Lee fu rielaborata più tardi nel tempo e chiamata Kung fu. Il ruolo del monaco nel selvaggio west, ambito da Lee, fu dato a David Carradine poiché il colosso cinematografico americano era convinto che un Cinese nel ruolo di protagonista non avrebbe mai potuto catturare l'attenzione del pubblico americano.
Successo

Lee interpretò il suo primo ruolo da protagonista in Il furore della Cina colpisce ancora (The Big Boss, 1971). Ebbe un enorme, incredibile successo ai botteghini di tutta l'Asia, e lo catapultò verso la celebrità. Arrivò come star nel film Dalla Cina con furore (Fist of Fury, 1972), che fu un altro grandissimo successo. Fondò poi una propria casa di produzione: la Concord Production, al 50% col boss della Golden Harvest Raymond Chow. Sotto tale egida co-produsse, scrisse, diresse e interpretò L'urlo di Chen terrorizza anche l'occidente (The Way of the Dragon, 1972). Nell'Urlo di Chen terrorizza anche l'Occidente, Lee introdusse Chuck Norris come suo rivale, nella scena dello scontro finale nel Colosseo. In realtà Lee e Norris avevano già lavorato assieme qualche anno prima ad Hollywood, sul set del film Missione compiuta... (The wrecking Crew, 1969), il primo come "Karate Advisor" ed il secondo come stuntman. Il loro duello nel Colosseo divenne il combattimento di arti marziali più celebre nella storia del cinema, richiese tre giorni di riprese e venti pagine di minuziose descrizioni in sceneggiatura. Fu filmato in esterni al Colosseo, ma il duello vero e proprio venne realizzato negli studi Golden Harvest in Hong Kong.

Verso la fine del 1972, mentre stava già lavorando al progetto di 'The game of death', la Warner gli offrì il ruolo di protagonista in I tre dell'Operazione Drago, (Enter the Dragon, 1973). Era l'occasione che Lee attendeva da sempre, il poter diventare una stella a livello mondiale. Questo sarebbe, e fu il film, che lo consacrò come divo internazionale. Ne fu non solo protagonista, ma coreografo di tutti i combattimenti e coproduttore con la sua Concord Production. Sfortunatamente, il destino pose fine alla giovane vita di Lee appena qualche mese dopo la fine delle riprese, circa un mese prima che il film fosse distribuito nelle sale. Data fissata per la prima U.S.A. l'agosto 1973. Stando alle dichiarazioni di Linda Lee, inserite nei contenuti speciali del DVD, sul set de I tre dell'Operazione Drago, Lee, fu infastidito e sfidato numerose volte da uno stuntman, che lo punzecchiava con frasi sminuitive. Lee, gli rispondeva che non gli interessava, cosa pensasse di lui, ma un giorno era di pessimo umore, e come dichiarò Bob Wall: "..era più grosso di Bruce e cercava di colpirlo, di fargli male. Era in gamba, ma Bruce riusciva a schivare i colpi, finché non 'aprì il fuoco'. Lo scaraventò contro il muretto e gli fece sanguinare la bocca. Poi lo mise in condizioni di impossibilità a muoversi, mentre sembrò sussurrargli qualcosa del tipo... 'occorre maggiore preparazione'. Non solo da allora il tipo non infastidì più Bruce, ma Lee, non lo cacciò. Gli disse solo di tornarsene al suo posto".

I tre dell'Operazione Drago divenne uno dei più importanti film dell'anno, fu il secondo maggior incasso della Warner Bros dopo L'Esorcista, e consolidò l'immagine di Bruce Lee come leggenda delle arti marziali. Costò solo 850.000 dollari nel 1973, un budget ridicolo per gli standard americani: tenendo conto dell'inflazione, circa 3,74 milioni di dollari attuali.[8] Incasso oltre 8 milioni di dollari in prima edizione, e tra riedizioni in tutto il mondo si calcola abbia incassato, ad oggi, circa 100 milioni di dollari. Sancì l'apice della moda delle arti marziali, lanciata pochi mesi prima dal successo di 5 dita di violenza (King Boxer, con la star di Hong Kong Lo Lieh); moda che avrebbe portato nel 1975 al successo della canzone pop Kung Fu Fighting cantata da Carl Douglas. I tre dell'Operazione Drago, partito come semplice "istant-movie" per sfruttare la moda del kung-fu, ha dimostrato una reputazione duratura ed è cresciuto negli anni come massimo esempio del genere anni '70, al punto che il Los Angeles Times (che lo aveva stroncato all'epoca) lo rivalutò definendolo nel 1993 "Il Via col vento del genere kung-fu". Nel 1998 fu brevemente rieditato nei cinema americani in edizione restaurata, e una copia è conservata al Congress Library degli USA.
"Morte accidentale"
« Dopo 27 anni dalla morte di Bruce Lee sento ancora molte persone che mi dicono che Bruce ha cambiato le loro vite dandogli un vero scopo nella vita. »

(Linda Lee, vedova di Bruce Lee)
Tomba di Bruce Lee a Seattle, con accanto quella del figlio Brandon

Il 10 maggio 1973 si verificò un segno premonitore: Bruce ebbe un collasso negli studi Golden Harvest mentre procedevano con il doppiaggio de I tre dell'Operazione Drago. Fu colto da vomito, febbre altissima, nonché forti convulsioni che interessavano tutto il corpo. Immediatamente trasportato all'ospedale più vicino, il dott. Wu in particolare (neurochirurgo) riscontrò che era in corso un edema cerebrale. Gli fu somministrato prontamente del Manithol, un medicinale atto a ridurre il gonfiore al cervello, e Bruce sopravvisse. Il giorno della morte, stranamente, Bruce non accusò nessun sintomo ricollegabile al precedente collasso avuto a maggio. Doveva cenare in un ristorante con l'attore George Lazenby. Bruce incontrò il produttore alle 14.00 a casa per discutere riguardo al film Game of death. Lavorarono fino alle 16.00 e poi andarono insieme a casa di Betty Ting Pei, attrice taiwanese. I tre controllarono la sceneggiatura e, visto che Lee disse di non sentirsi ancora bene, Chow se ne andò per primo all'appuntamento.

Per alleviare l'emicrania di Lee, Ting Pei gli aveva prescritto un potente analgesico ora proibito, l'Equagesic, contenente sia aspirina che meprobamato. Alle 19.30 circa, Bruce si coricò in camera di Betty. Chow, non vedendo arrivare i due, telefonò a Betty, che per tutta risposta disse di non riuscire a svegliare Lee. Chow si precipitò nell'appartamento, e dopo vari tentativi di soccorso Betty chiamò il proprio medico personale, che accorso passò dieci minuti nel cercare di rianimarlo, inutilmente. Fu deciso così di trasportarlo immediatamente in ospedale con l'ambulanza, al Queen Elizabeth Hospital. Non c'erano ferite esterne visibili; tuttavia, il suo cervello mostrava gli inconfondibili segni dell'edema acuto che lo uccise nel sonno, nel corso di un coma dal quale mai si risvegliò. Il suo cervello, che mediamente in un adulto pesa attorno ai 1400 grammi, ne pesava 1575 (un aumento del 13%). Bruce aveva solo trentadue anni. Le uniche due sostanze trovate durante l'autopsia, nello stomaco e colon, furono i due componenti dell'Equagesic e irrisorie quantità di cannabis. Il 15 ottobre 2005, Chow dichiarò che Lee morì per un'ipersensibilità al rilassante del muscolo, contenuto nell'Equagesic (il meprobamato). Il meprobamato è un ingrediente molto comune negli antidolorifici. Quando i dottori annunciarono ufficialmente la morte di Bruce Lee, fu dichiarato dal dott. Langford che era morto per una reazione allergica, ad uno o ad entrambi i componenti dell'Equagesic. Il verdetto finale fu di: "morte accidentale".

Un'altra teoria non ufficiale, dice che Bruce morì per una reazione della combinazione Equagesic-cannabis[senza fonte], all'epoca consumata sotto forma di hashish. Il dottor Wu suggerì, come conclusione del referto ufficiale sulla morte, che Lee dovesse essere ipersensibile a quel farmaco o all'hashish, e che il ruolo della cannabis non poteva interamente essere escluso. Ad appoggiare la sua teoria il fatto che, durante il primo collasso, nel corpo di Bruce non c'era traccia di Equagesic. Le cause della morte di Lee sono ancora oggi, fra gli appassionati e milioni di suoi fan in tutto il mondo, oggetto di discussione. Lo stato da icona e la morte inusuale di Lee in giovane età, condusse diverse persone a sviluppare le più disparate teorie sulla sua repentina morte, alcune delle quali sono state citate in un numero speciale (almanacco) di Martin Mystère uscito nel 1993, dedicato all'Estremo Oriente.

Dopo la morte di Bruce, Linda tornò nella sua città natale a Seattle, ove seppellì suo marito nel lotto 276 del cimitero di Lakewiew. Suo figlio Brandon Lee, oggi gli è sepolto a fianco. Tra i portatori della bara al secondo funerale (dopo quello di Hong Kong), tenutosi in forma strettamente privata a Seattle, c'erano: Steve McQueen, James Coburn, Chuck Norris, Dan Inosanto, Taky Kimura, Peter Chin e il fratello minore, Robert Lee.
Apparizioni televisive

* The green hornet (1966-1967) Kato
* Batman (3 episodi) (1966) Kato
* Ironside (26 ottobre 1967) Leon Soo
* Blondie Bruce Lee recita in un episodio nella parte di un istruttore di arti marziali che allena un divo dello spettacolo per aiutarlo ad affrontare un prepotente.
* Here come the brides (9 aprile 1969) Lin
* Longstreet (quattro episodi) (1971) Li Tsung
* The Pierre Berton Show (1971) se stesso (intervista)

Filmografia

Solo questi qui di seguito sono film realmente interpretati da Bruce Lee. Altri titoli col suo nome, sono un'operazione postuma.

* 1941 - Golden gate girl
* 1946 - The birth of Mankind
* 1948 - Fu gui fu yun
* 1949 - Meng li xi shi
* 1950 - Xi lu xiang
* 1951 - Ren zhi cue
* 1953 - Qian wan ren jia
* 1953 - Fu zhi guo
* 1953 - Ku hai ming deng
* 1953 - Ci mu lei
* 1953 - Wei lou chun xiao
* 1955 - Gu xing xue lei
* 1955 - Gu er xing
* 1955 - Ai
* 1955 - Ai xia ji
* 1955 - Er nu zhai
* 1956 - Zhia dian na fu
* 1957 - Lei yu
* 1960 - Ren hai gu hong
* 1967 - Ironside (serie) Tv
* 1968 - L'investigatore Marlowe (Marlowe)
* 1971 - Il furore della Cina colpisce ancora (Tang shan da xiong o The Big Boss)
* 1972 - Dalla Cina con furore
* 1972 - L'urlo di Chen terrorizza anche l'occidente (Meng long guojiang o Way of the Dragon)
* 1972 - Game of Death, progetto incompiuto raccolto nel documentario Bruce Lee: la leggenda (2000)
* 1973 - I tre dell'Operazione Drago (Enter the Dragon).
* 1978 - L'ultimo combattimento di Chen
* 1980 - Game of Death 2 - L'ultima sfida di Bruce Lee

Doppiaggio

Quanto alle edizioni e doppiaggi italiani, i primi tre film giunti in Italia (Dalla Cina con furore, Il furore della Cina colpisce ancora e L'urlo di Chen terrorizza anche l'Occidente) vennero doppiati presso gli studi CDS dalla cooperativa CD, con Cesare Barbetti che presta la voce a Lee. Invece, I tre dell'Operazione Drago venne curato dalla SAS ed è Carlo Sabatini a doppiare Bruce. Infine, ne L'ultimo combattimento di Chen (doppiaggio Cvd), il protagonista è doppiato da Luigi La Monica. Mentre nell'apocrifo L'ultima sfida di Bruce Lee (1980), il personaggio di Lee (Billy Lo, cioè il protagonista di Game of Death) è doppiato dal futuro comico Massimo Lopez.
Produzioni postume
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L'ultimo combattimento di Chen

Due anni dopo la morte di Bruce Lee, il regista Lin Ping dirige Good Bye Bruce Lee (Yung chun ta hsiung, 1975) utilizzando il più somigliante dei "sosia" del grande attore: l'atletico Ho Chung Tao (nome d'arte: Bruce Li). La storia riprende le idee che Bruce aveva per il suo Game of Death, rimaneggiandole e privandole dell'aspetto filosofico che più stava a cuore all'attore. È solo uno delle decine di film speculanti su Lee ed interpretati da una pletora di sosia, tra Hong-Kong e Taiwan.

Nel 1977 la casa cinematografica che possiede i diritti del materiale girato di Game of Death decide di sfruttare l'enorme successo e notorietà che la morte di Bruce sta suscitando in giro per il mondo.[senza fonte] Affida così al regista Robert Clouse, che ha già diretto I tre dell'Operazione Drago, un progetto particolare: prendere il materiale girato dall'attore prima della morte, rimaneggiarlo e farne un film. Esce così nel 1978 L'ultimo combattimento di Chen (Game of Death/Xi wang youxi).

Le scene di arti marziali aggiunte sono coreografate dall'allora esordiente Sammo Hung; vengono richiamati alcuni attori amici di Bruce Lee, come il maestro Dan Inosanto, e per finire vengono scelti ben tre attori diversi per interpretare le parti mancanti del film. Malgrado l'operazione commerciale sia di dubbio gusto, riscuote molto successo e l'esempio viene seguito da altri.[senza fonte]

Nel 2000, ventidue anni dopo, il regista e scrittore John Little ritrova il materiale originariamente girato da Bruce Lee prima di morire. Detto materiale, giaceva dimenticato negli archivi della casa cinematografica Golden Harvest[senza fonte] Il regista decide così di rimasterizzare il materiale trovato, e di montarlo, seguendo le indicazioni che lo stesso Bruce Lee aveva lasciato. Per completare il lavoro, fa recitare ad alcuni attori le parti mancanti, ed aggiunge alcune interviste a persone che avevano conosciuto l'attore in vita. Il risultato è un film-documentario, Bruce Lee: la leggenda (Bruce Lee: A Warrior's Journey), che tenta di rendere onore dopo tanti anni all'ultimo lavoro di Bruce Lee. Quello che si sarebbe potuto considerare il suo testamento spirituale, se ne avesse fatto un film vero; la natura homevideo di "Bruce Lee-La Leggenda", lo colloca invece in un contesto di revival generale, che vede proliferare documentari e libri. Sovente, esclusivamente operazioni di puro marketing.[senza fonte]
Film-biografia

L'enorme clamore provocato dalla morte improvvisa dell'attore, ha creato numerosissimi film-biografia diversissimi fra di loro: ognuno vorrebbe raccontare come "veramente" sono andati i fatti.

Nel 1976 l'attrice Betty Ting Pei, nella cui casa è deceduto tre anni prima Bruce Lee, appare in un film biografico sul suo rapporto con l'attore. Esce così Io... Bruce Lee (Lei Siu Lung jyu ngo, 1976), nel quale l'attrice dichiara apertamente la sua storia d'amore con Bruce Lee. Inoltre il film, sembra un grido di disperazione dell'attrice contro tutti quelli che l'hanno accusata di aver sfruttato la morte dell'amante per far parlare di sé. Il che è paradossalmente vero, considerando che è protagonista indiscussa di un film come questo che la beatifica. La parte di Bruce è interpretata da Danny Lee (Li Siu Hsien, in seguito star del genere poliziesco made in Hong Kong, in numerosi film tra cui The Killer di John Woo).

Nel 1978 esce Bruce Lee Supercampione (Li Hsiao Lung chuan chi) di Ng See Yuen (il più giovane regista del kung-fu anni '70) con Ho Chung Tao nel ruolo di Bruce Lee. Critica: nel film l'attore viene dipinto con un carattere forte ai limiti del "teppismo", prestandosi facilmente alla lotta ed alla violenza, tutto all'opposto della realtà. Un pregio del film è però quello di ripercorrere tutti i luoghi dove Bruce Lee ha girato i suoi film, ed in molti casi usando le stesse comparse (nella parte romana, appaiono gli stuntmen Cianfriglia e Nicola Di Gioia, all'epoca attivi nel poliziesco e nel western, nonché Roberta Ciappi attrice vista anche in I padroni della città di Fernando di Leo). Da notare infine, come nel film si faccia solo un veloce accenno alla moglie Linda ed ai figli di Bruce.

È del 1993 la trasposizione cinematografica del romanzo di Linda Lee del 1989, Dragon - La storia di Bruce Lee. Linda racconta la storia del marito aggiungendo però molto romanticismo ed il punto di vista soggettivo: al contrario di Bruce Lee Supercampione, il ruolo di Linda nella storia è predominante. Il film vede Jason Scott Lee vestire i panni del campione. L'attore, digiuno di arti marziali, è stato scelto dal regista Rob Cohen perché, a suo dire, è più facile insegnare un minimo di arti marziali ad un attore che insegnare recitazione ad un artista marziale; la persona che ha addestrato Jason Scott Lee nel Jeet Kune Do è Jerry Poteet, uno degli allievi originali di Bruce Lee. Nel film appare, nella piccola parte di una cantante in una festa, Shannon Lee, la figlia di Bruce e Linda.

A partire dagli anni Ottanta e poi nei Novanta, una fioritura in tutto il mondo di libri su Bruce Lee ha contribuito a rinverdirne il mito. Negli Stati Uniti, indefesso divulgatore dell'opera di Bruce Lee è John Little, film-maker e scrittore. In Italia è stato lo sceneggiatore, scrittore e saggista, Lorenzo De Luca autore dei primi libri in lingua italiana non solo su Lee, ma anche sul fenomeno del cinema di Arti Marziali, che hanno contribuito a divulgare non solo il Piccolo Drago, ma anche gli allora poco conosciuti Jackie Chan, Sammo Hung e Lau Kar Leung, presso una nuova generazione di fans italiani. De Luca è stato anche regista di Dragonland (2008), il primo documentario made-in-Italy sul cinema di Arti Marziali, nel quale appaiono numerosi personaggi che conobbero Lee: (Lau Kar Leung, Sergio Martino, Gordon Liu, Malisa Longo e numerosi altri), ed è anche il solo filmmaker italiano a godere di un certo riconoscimento presso le star del Kung-Fu, Gordon Liu e Jackie Chan in primis.

La leggenda di Bruce Lee è una serie televisiva proveniente dalla Cina. Consta di 30 episodi da 47 minuti l'uno e va in onda sul canale Rai 4 a partire dal 4 aprile 2009. Si tratta della biografia televisiva dell'indimenticabile artista marziale cino-americano Bruce Lee, trasmessa dalla televisione di Stato cinese (CCTV) in occasione delle Olimpiadi del 2008. Danny Chan Kwok-kwan, già interprete di film come Shaolin Soccer e Kung Fusion, veste nel telefilm i panni di Bruce Lee in un'ottima prova interpretativa sostenuta da un’eccezionale preparazione atletica. Il racconto della serie prende avvio dalla seconda metà degli anni Cinquanta, quando a Hong Kong il giovane Bruce Lee inizia ad accostarsi all'arte del kung fu. Recentemente il mistero che avvolge le morti di Bruce e Brandon Lee è stato oggetto d'una puntata di Voyager (Rai 2) con ospiti quali il regista Enzo G.Castellari, lo sceneggiatore Lorenzo De Luca (che incontrò Brandon pochi mesi prima del tragico incidente) ed altri.

wikipedia

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mercoledì 11 agosto 2010

Mountain bike in Mongolia, è iniziata la sfida sui pedali

Dieci tappe per 1400 km: 93 corridori al via, tra cui il l'italiano Marzio Deho e l'ex gregario di Armstrong Heras

E' partita la prima edizione della corsa a tappe nella terra dei nomadi

Mountain bike in Mongolia,
è iniziata la sfida sui pedali

Dieci tappe per 1400 km: 93 corridori al via, tra cui il l'italiano Marzio Deho e l'ex gregario di Armstrong Heras

Sono partiti in 93 , tutti in mountain bike, per fare 1400 km in Mongolia, in 10 tappe, affrontando un dislivello di circa 14mila metri. Dopo cinque anni di ricerche, esplorazioni e trattative, il progetto Mongolia Bike Challenge è così scattato ufficialmente con la prima tappa. La formazione italiana è la più numerosa al via, con 34 atleti, tra i quali il pluricampione Marzio Deho, segue la Spagna con 32 biker, tra i quali Roberto Heras, ex gregario di Lance Armstrong al Tour de France negli anni d'oro. La Mongolia ne ha 11. Gli altri arrivano da Australia, Germania, Svizzera, Austria, Usa, Polonia, Repubblica Ceca e Belgio.

EVENTO NAZIONALE - Per questo paese è un evento e sotto l’arco d’avvio ufficiale del Mongolia Bike Challenge è arrivato il saluto del ministro del turismo e del ministro dell’ambiente, orgogliosi di assistere a un evento sportivo che non ha precedenti in terra mongola. Emozionati anche gli atleti, visto che nessuno di loro si è mai trovato a gareggiare in uno scenario come quello della Mongolia. RISPETTO DELL'AMBIENTE La gara tiene conto in primo lugo degli spazi che attraversa ed è per questo che il regolamento prevede che non si debba lasciare traccia del passaggio: per rispettare stile di vita e ambiente è proibito tassativamente lasciare lungo la tappe o nei siti di accampamento ogni segnale del passaggio della carovana e delle sue permanenze. L'organizzazione si preoccuperà di ritirare, dopo l'avvenuto passaggio dell'ultimo concorrente, ogni cartello o fettucciato usato per delimitare o segnalare il percorso a seguire. Sarà poi obbligo di ogni concorrente portare con se fino a fine tappa qualsiasi tipo di residuo (carte, bottigliette, camere d´aria bucate, etc.). Nel rispetto dello spirito nomade che anima queste terre, anche se qui c'è sicuramente più affinità con i cavalli che non le biciclette.

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martedì 10 agosto 2010

Ritrovato in mare il bracciale di Balotelli Vale 25mila euro: torna e te lo restituiamo

NAPOLI - Una disattenzione tra una notte napoletana e l'altra, e il neo attaccante della Nazionale italiana, Mario Balotelli, ha perso il suo braccialetto dal valore di 25 mila euro. E' successo nel giugno scorso, quando il calciatore dell'Inter, oggi candidato a una maglia da titolare nella selezione di Prandelli con Amauri e Cassano, si è concesso una vacanza tra Napoli, Sorrento e Capri non priva di scorribande notturne (anche ai Quartieri Spagnoli).Durante il soggiorno a Napoli, Super Mario, risalendo su uno yatch al Circolo Posillipo, aveva perso in mare il preziosissimo monile che oggi è stato ritrovato. Il padrone dell'ormeggio partenopeo, Agostino Amato e il fratello Salvatore, che tuffandosi è riuscito a riportare il bracciale d'oro a galla, hanno dato la notizia in tv invitando Balatelli a tornare quanto prima a Napoli per la restituzione. «Qui lo aspettano sfogliatelle, babà, un caffè… e il braccialetto».

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lunedì 9 agosto 2010

Sberle in faccia alla zia ottantenne arrestata nipote-badante

ROMA - Nuovo episodio di violenza scoperto ai danni di un'anziana donna. Dopo la vicenda di Massa Carrara a fine luglio anche a Roma una badante - in questo caso con l'aggravante di essere legata da parentela diretta con la vittima - è stata sorpresa a maltrattare la pensionata 85enne affidatale. Patrizia F., romana, 57 anni, è stata arrestata dagli agenti della polizia per «maltrattamenti e lesioni». Le violenze erano state denunciate da una vicina di casa, stanca di assistere dalla finestra di fronte alle percosse continue che venivano inflitte all'anziana.[Esplora il significato del termine: NIPOTE AGUZZINA - A far scattare le indagini nei confronti della nipote aguzzina è stata proprio una lettera inviata in forma anonima al commissariato Vescovio di Roma. Una vicenda che ricorda quella del film «La finestra sul cortile». Nella missiva, la dirimpettaia del palazzo in cui vivevano l’anziana maltrattata e la badante, denunciava le ripetute violenze a cui assisteva ogni giorno dalla finestra. Una volta individuata, l’autrice della lettera ha raccontato ai poliziotti di essersi decisa a scrivere perchè da oltre tre mesi vedeva i ripetuti soprusi. Gli agenti hanno quindi deciso di far scattare gli appostamenti, durati più giorni, fino a quando domenica 8 agosto sono riusciti ad assistere in diretta all’ennesimo maltrattamento. Mentre l’anziana signora consumava il pasto, improvvisamente ed inspiegabilmente veniva schiaffeggiata cinque volte dalla nipote. Un fermo immagine del video girato dalla finestra di fronte alla casa Un fermo immagine del video girato dalla finestra di fronte alla casa RIPRESA CON LA WEB CAM - La scena è stata ripresa da una web cam, una telecamera della polizia collocata in casa della vicina. A quel punto i poliziotti sono intervenuti nell’appartamento: la casa era in condizioni igieniche estreme, con il frigo pieno di cibo scaduto e maleodorante, l’anziana donna presentava sul volto e sulle braccia i segni di maltrattamenti. La nipote badante è stata arrestata e condotta nel carcere di Rebibbia. L’anziana è stata accompagnata in pronto soccorso e poi affidata ai servizi sociali. ] NIPOTE AGUZZINA - A far scattare le indagini nei confronti della nipote aguzzina è stata proprio una lettera inviata in forma anonima al commissariato Vescovio di Roma. Una vicenda che ricorda quella del film «La finestra sul cortile». Nella missiva, la dirimpettaia del palazzo in cui vivevano l'anziana maltrattata e la badante, denunciava le ripetute violenze a cui assisteva ogni giorno dalla finestra.
Una volta individuata, l'autrice della lettera ha raccontato ai poliziotti di essersi decisa a scrivere perchè da oltre tre mesi vedeva i ripetuti soprusi. Gli agenti hanno quindi deciso di far scattare gli appostamenti, durati più giorni, fino a quando domenica 8 agosto sono riusciti ad assistere in diretta all'ennesimo maltrattamento. Mentre l'anziana signora consumava il pasto, improvvisamente ed inspiegabilmente veniva schiaffeggiata cinque volte dalla nipote.

Un fermo immagine del video girato dalla finestra di fronte alla casa
Un fermo immagine del video girato dalla finestra di fronte alla casa
RIPRESA CON LA WEB CAM - La scena è stata ripresa da una web cam, una telecamera della polizia collocata in casa della vicina. A quel punto i poliziotti sono intervenuti nell'appartamento: la casa era in condizioni igieniche estreme, con il frigo pieno di cibo scaduto e maleodorante, l'anziana donna presentava sul volto e sulle braccia i segni di maltrattamenti. La nipote badante è stata arrestata e condotta nel carcere di Rebibbia. L'anziana è stata accompagnata in pronto soccorso e poi affidata ai servizi sociali.
corriere.it

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Sauna tragica, il concorrente italiano: «Era in prima fila, sono sconvolto»

FIRENZE - Ha partecipato anche lui Mondiale di sauna, e ne è uscito sconvolto. Simone Tartaglia, 33 anni, di Pietrasanta (Lucca) era Heinola, seduto in prima fila, proprio davanti all'ingresso della dove è morto uno dei due finalisti del campionato mondiale di sauna, il russo Vladimir Lazyzhenskiy. Tartaglia era partito qualche giorno fa dalla Toscana per partecipare al campionato mondiale: «ciò che ho visto è stato incredibile», dice al telefono all'Ansa. Per lui era la prima partecipazione a questa gara e, probabilmente, sarà anche l'ultima: «sono uno sportivo ma di fronte a queste cose uno si ferma». Nella vita di tutti i giorni fa il tecnico e lavora in un'azienda che produce carrozzine elettroniche. A Pietrasanta aveva lasciato una compagna e la figlia di un anno, che ora vuole riabbracciare al più presto. CONDIZIONI LIMITE, SOPRATTUTTO PER L'UMIDITA' - Tartaglia spiega che «effettivamente qui vengono create condizioni limite, non tanto per la temperatura, 110 gradi, quanto per l'acqua: ne viene versata mezzo litro ogni 30 secondi». Dopo quanto ha visto della sua gara non parla volentieri, «sono arrivato intorno al novantesimo posto su oltre 130 concorrenti, resistendo all'interno della sauna 2 minuti e 38 secondi». Ma gli organizzatori, «forse anche per premiare l'unico italiano presente, poco prima della finale mi avevano chiesto di partecipare con altre persone ad una «sauna dimostrazione» e anche per questo ero seduto in prima fila». «Tutti mi hanno detto che non era mai successo niente del genere» aggiunge .

IN PASSATO SOLO IL MALORE DI UN 70ENNE - «In passato c'era stata solo una persona, un settantenne, che aveva avuto un malore ma si era ripreso. Poi, a parte qualche scottatura, non era mai successo niente di grave. Vi assicuro che vedere quei due corpi tirati fuori dalla sauna, in quelle condizioni, è stata dura». Per il concorrente russo non c'era più niente da fare, mentre i sanitari «che erano presenti», hanno aiutato l'altro finalista, il finlandese Timo Kaukonen, che l'anno scorso aveva vinto questo strano campionato, dove l'obiettivo è resistere più a lungo possibile all'interno della sauna.



NON ABBIAMO CAPITO SUBITO LA GRAVITA' DI QUANTO SUCCEDEVA - «È stato proprio il finlandese a far capire ai giudici, che guardano dai vetri, la difficoltà del suo avversario - prosegue Tartaglia -. I controlli sono seri. Penso che entrambi i finalisti abbiano provato a superare i loro limiti. Noi abbiamo capito subito la gravità di quanto stava accadendo». Lui, per un anno, si era preparato facendo saune in un club sportivo di Camaiore dove, assicura, tornerà «ma per fare una normale sauna come ogni persona può fare». Ma l'immagine dei due uomini tirati fuori dalla sauna, uno dei quali ormai senza vita, «non la dimenticherò mai».

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